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			1 gennaio - Maria Santissima Madre di Dio
			
			- Lodi 
			
			Omelie, 4 ; SC 
			72, 129
			
			  
			
			  
			
			« Maria serbava tutte queste cose 
			 meditandole nel suo cuore » 
			
			 Sant’Amedeo 
			di Losanna nel dodicesimo secolo 
			
			  
			
			   
			
			         
			Prendendo in braccio, per la prima volta, il suo bambino, l’Emmanuele, 
			Maria ha potuto discernere in lui una luce incomparabilmente più 
			bella del sole, ha sentito un fuoco che nessuna acqua avrebbe potuto 
			spegnere. Ha ricevuto, velato con questo piccolo corpo appena nato 
			da lei, la luce splendente che illumina ogni cosa, e ha meritato di 
			portare in braccio il Verbo di Dio che porta tutto quanto esiste (Eb 
			1,3). Come lei non sarebbe stata pervasa dalla conoscenza di Dio, 
			come le acque ricoprono il mare (Is 11,9) e, rapita fuori di sé, 
			portata in alto, in una mirabile contemplazione ? Come, essendo 
			vergine, non si sarebbe stupita di vedersi divenuta madre e, nella 
			gioia, di vedersi divenuta Madre di Dio ?  Ha capito che in lei sono 
			state compiute le promesse fatte ai patriarchi, e gli oracoli dei 
			profeti, i desideri dei suoi padri antichi che aspettavano proprio 
			lei con tutto cuore. 
			
			  
			
			         Vede 
			che le è donato il Figlio di Dio; si rallegra al vedersi affidare la 
			salvezza del mondo. Sente il Signore Dio dirle nel profondo del 
			cuore : « Ti ho scelta fra tutto quello che ho creato. Ti ho 
			benedetta fra tutte le donne (Lc 1,42) ; ti ho affidato mio Figlio 
			nelle mani ; ti ho affidato il mio Unigenito. Non temere di 
			allattare ed educare colui che hai dato alla luce. Sappia che non è 
			soltanto il tuo Dio, ma anche tuo figlio. È mio Figlio, e tuo 
			figlio ; mio Figlio secondo la divinità, tuo figlio secondo 
			l’umanità che ha assunta in te. » Con quanto affetto, quanto zelo, 
			quanta umiltà, quanto rispetto, quanto amore e quanta dedizione 
			Maria ha risposto a tale chiamata. Gli uomini non possono saperlo ; 
			ma lo sa Dio, che prova mente e cuore (Sal 7,10)… Beata colei alla 
			quale è stato dato di educare colui che protegge e mantiene tutto, 
			di portare colui che porta l’universo. 
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			1 gennaio - Maria Santissima Madre di Dio -
			
			Vespri 
			
			
			  
			
			
			Omelia 
			del 1o  gennaio 1979  
			
			
			  
			 Giorno della 
			Madre, giorno della pace
			
			
			
			 Giovanni Paolo II 
			
			
			   
			
			« Vi do la mia 
			pace ! » dice Gesù. Oggi la Chiesa venera particolarmente la 
			maternità di Maria. Questa è come un ultimo messaggio dell’ottava 
			del Natale del Signore. La nascita parla sempre della genitrice, di 
			colei che dà la vita, di colei che dà l’uomo al mondo. Il primo 
			giorno dell’anno nuovo è la giornata della Madre. La vediamo quindi 
			col Bambino tra le braccia. Madre, colei che ha generato e nutrito 
			il Figlio di Dio. Madre di Cristo. Non è forse questa immagine la 
			sorgente della nostra singolare fiducia ? Non è proprio essa che ci 
			permette di vivere nella cerchia di tutti i misteri della nostra 
			fede, e, contemplandoli come « divini », considerarli nello stesso 
			tempo così « umani » ?  
			
			  
			
			Ma c’è ancora 
			un’altra immagine della Madre con il Figlio tra le braccia : Maria 
			con Gesù tolto dalla croce ; con Gesù che torna fra quelle braccia, 
			sulle quali a Betlemme fu offerto come Salvatore del mondo. Vorrei, 
			quindi, oggi unire la nostra preghiera per la pace con questa 
			duplice immagine. Vorrei collegarla a questa maternità, che la 
			Chiesa venera in modo particolare nell’ottava del Natale del 
			Signore. Perciò dico:  
			
			  
			
			« Madre, che 
			sai cosa significa stringere nelle braccia il corpo morto del 
			Figlio, di colui al quale hai dato la vita, risparmia a tutte le 
			madri di questa terra la morte dei loro figli, i tormenti, la 
			schiavitù, la distruzione della guerra, le persecuzioni, i campi di 
			concentramento, le carceri! Conserva loro la gioia della nascita, 
			del sostentamento, dello sviluppo dell’uomo e della sua vita. Nel 
			nome di questa vita, nel nome della nascita del Signore, implora con 
			noi la pace, la giustizia nel mondo! Madre della Pace, sii con noi 
			in ogni momento ! Fa’ che questo nuovo anno sia un anno di pace. » 
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			25 gennaio - Conversione 
			di San Paolo Apostolo 
			 - 
			LODI 
			
			
			       
			 
			
			
			
			Catechesi 10  
			
			
			  
			
			   
			
			« Costui 
			non è quel tale che ci perseguitava ? »  
			
			San Cirillo di 
			Gerusalemme nel quarto secolo 
			
			  
			
			         « Noi 
			non predichiamo noi stessi ; ma Cristo Gesù Signore ; quanto a noi, 
			siamo i vostri servitori per amore di Gesù » (2 Cor 4,5). Chi è 
			dunque questo testimone che annunzia Cristo ? Proprio colui che 
			prima lo perseguitava. Grande meraviglia ! Il persecutore di prima, 
			eccolo che annunzia Cristo. Perché ? Sarà forse stato comprato ? Ma 
			nessuno avrebbe potuto convincerlo in tal modo. Forse la vista di 
			Cristo su questa terra l’avrebbe accecato ? Gesù era già salito in 
			cielo. Saul era uscito da Gerusalemme per perseguitare la Chiesa di 
			Cristo e, tre giorni dopo, a Damasco, il persecutore è divenuto 
			predicatore. Sotto quale influenza ? Altri citano come testimone in 
			favore dei loro amici, gente della loro parte. Io, invece, ti ho 
			dato come testimone uno che prima era nemico. 
			
			  
			
			         
			Dubiti ancora ? Grande è la testimonianza di Pietro e Giovanni ma… 
			erano proprio della casa. Quando il testimone, un uomo che dopo 
			morrà per causa di Cristo, è colui che prima era nemico, chi 
			potrebbe ancora dubitare del valore della sua testimonianza ? Io 
			sono proprio in ammirazione davanti al piano dello Spirito… : 
			Concede a Paolo che era persecutore, di scrivere le sue quattordici 
			lettere… Siccome non si potrebbe contestare il suo insegnamento, ha 
			concesso a colui che era prima il nemico e il persecutore di 
			scrivere più di Pietro e Giovanni. In questo modo, la fede di noi 
			tutti può essere consolidata. Riguardo a Paolo infatti, tutti si 
			meravigliavano e dicevano : « Ma costui non è quel tale che a 
			Gerusalemme infieriva contro di noi, ed era venuto qua precisamente 
			per condurci in catene ? » 
			(At 9,21) Non meravigliatevi, dice Paolo. 
			Lo so bene, « duro è per me 
			ricalcitrare contro il pungolo » (At 26,14). « Non sono degno 
			neppure di essere chiamato apostolo » (1 Cor 15,9) ; « mi è stata 
			usata misericordia perché agivo senza saperlo » … 
			« La grazia del Signore 
			nostro ha sovrabbondato » (1 Tm 1,13-14). 
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			25 gennaio - Conversione di San Paolo Apostolo 
			 - 
			VESPRI  
			
			Omelia su 
			san Paolo, 4, § 1-2 
			
			  
			
			   
			
			« Che devo 
			fare, Signore ? » 
			
			San Giovanni 
			Crisostomo nel quarto secolo 
			
			  
			
			         Il 
			beato Paolo, che ci raduna oggi, ha illuminato la terra. Nell’ora 
			della sua chiamata è stato accecato ; eppure questa cecità ha fatto 
			di lui una fiaccola per il mondo. Vedeva chiaro per fare il male ; 
			nella sua sapienza, Dio lo ha accecato per poi rischiararlo per il 
			bene. Dio non gli ha semplicemente manifestato la sua potenza ; gli 
			ha anche rivelato il cuore della fede che avrebbe dovuto predicare. 
			Occorreva cacciare lontano da lui tutti i suoi pregiudizi, chiudere 
			gli occhi e abbandonare le false luci della ragione per scorgere la 
			retta dottrina, « farsi stolto per diventare sapiente », come egli 
			dirà più tardi (1 Cor 3,18)… Nessuno creda tuttavia che questa 
			vocazione gli fosse stata imposta ; Paolo era libero di scegliere… 
			
			  
			
			         
			Ardente, impetuoso, Paolo aveva bisogno di un freno energico per non 
			disprezzare, travolto dalla foga, la voce di Dio. Dio quindi ha 
			prima represso tale impeto ; mentre lo colpisce di cecità, placa la 
			sua ira ; poi gli parla. Gli fa conoscere la sua sapienza 
			ineffabile, perché riconosca colui che prima combatteva e capisca 
			che non può più resistere alla sua grazia. Non è la mancanza di luce 
			che lo ha accecato, bensì la sovrabbondanza di luce. 
			
			  
			
			         Dio 
			ha scelto proprio il momento ; Paolo è il primo a riconoscerlo : 
			« Quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò 
			con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio » (Gal 
			1, 15)…Impariamo dunque per bocca stessa di Paolo che nessuno ha mai 
			trovato Cristo per mezzo del proprio spirito. È Cristo ad essersi 
			rivelato e fatto conoscere. Così dice il Salvatore : « Non voi avete 
			scelto me, ma io ho scelto voi » (Gv 15,16). 
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			1 
			febbraio - VEGLIA 
			della Presentazione del Signore 
			
			Omelia 1 per 
			la purificazione  
			
			  
			
			« Subito 
			entrerà nel suo tempio, il Signore che voi cercate » (Ml 3,1) 
			
			San Bernardo 
			nel dodicesimo secolo 
			
			  
			
			            
			Oggi la Vergine Madre introduce il Signore del tempio nel tempio del 
			Signore; anche Giuseppe vi porta al Signore quel figlio che non è 
			suo, bensì il Figlio prediletto nel quale Dio si è compiaciuto (Mt 
			3,17). Simeone, il giusto, lo riconosce come colui del quale era in 
			attesa; Anna, la vedova, lo loda. Una prima processione viene 
			celebrata in questo giorno da questi quattro personaggi, una 
			processione che, in seguito, sarebbe stata celebrata nella gioia 
			dall’universo intero... Non siate stupiti che questa processione sia 
			così piccola, poiché è anche piccolo colui che viene ricevuto nel 
			tempio. Ma in questo luogo, non ci sono peccatori: tutti sono 
			giusti, tutti sono santi, tutti sono perfetti. 
			
			            
			Salverai forse solo questi, Signore? Il tuo corpo crescerà e anche 
			la tua tenerezza crescerà... Vedo ora una seconda processione in cui 
			le folle precedono il Signore, in cui le folle lo seguono; non lo 
			porta più la Vergine, bensì un piccolo d’asino. Non disdegna dunque 
			nessuno.., se almeno non sono privi dei mantelli che indossavano gli 
			apostoli (Mt 21,7): la loro dottrina, i loro costumi, e la carità 
			che copre una moltitudine di peccati (1 Pt 4,8). Ma proseguirò col 
			dirvi che anche a noi egli ha riservato un posto in questa 
			processione... Davide, re e profeta, esultò nella speranza di vedere 
			questo giorno: “Lo vide e se ne rallegrò” (Gv 8,56). Altrimenti 
			avrebbe forse cantato: “Riceviamo, Dio, la tua misericordia dentro 
			il tuo tempio” (Sal 47,10)?  Davide ha ricevuto questa misericordia 
			del Signore, Simeone l’ha ricevuta, e anche noi l’abbiamo ricevuta, 
			come tutti coloro che sono destinati alla vita, poiché “Gesù Cristo 
			è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8)... 
			
			            
			Abbracciamo dunque questa misericordia che abbiamo ricevuta dentro 
			il tempio e, come la beata Anna, non ce ne allontaniamo. Poiché 
			“Santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1 Cor 3,17). È vicino a 
			voi questa misericordia; “vicino a te è la parola, sulla tua bocca e 
			nel tuo cuore” (Rm 10,8). Di fatto, non abita forse Cristo nei 
			vostri cuori per la fede (Ef 3,17)? Ecco il suo tempio, ecco il suo 
			trono... Sì, nel cuore riceviamo la misericordia, nel cuore abita 
			Cristo, nel cuore egli mormora le parole della pace al suo popolo, 
			ai suoi santi, a quanti rientrano nel loro cuore. 
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			2 febbraio 
			- Presentazione del Signore - 
			LODI 
			
			  
			
			Sull’Hypapante 
			
			  
			
			« Simeone prese il bambino tra le 
			braccia » 
			
			Elredo di 
			Rievaulx nel dodicesimo secolo 
			
			  
			
			           
			“Mosso dallo Spirito, Simeone 
			si recò al tempio”. Anche tu, se hai veramente cercato Gesù 
			dappertutto, cioè se – come la Sposa del Cantico dei cantici (Ct 3, 
			1-3) – l’hai cercato sul tuo letto, lungo la notte, leggendo, 
			pregando o meditando, se l’hai cercato anche nella città, 
			interrogando i tuoi fratelli, parlando di lui, scambiando parole su 
			di lui, se l’hai cercato per le strade e per le piazze approfittando 
			delle parole e degli esempi degli altri, se l’hai cercato presso le 
			guardie che fanno la ronda, cioè ascoltando coloro che sono giunti 
			alla perfezione, ti recherai allora al tempio, “mosso dallo 
			Spirito”. Questo è certo il luogo più adeguato per l’incontro del 
			Verbo con l’anima: lo si cerca dappertutto, lo si incontra nel 
			tempio... “Trovai l’amato del mio cuore” (Ct 3,4). Cerca dunque 
			dappertutto, cerca in tutto, cerca presso tutti, passa e oltrepassa 
			tutto per entrare infine nel luogo della tenda, fino alla dimora di 
			Dio, e allora lo troverai. 
			
			         
			“Mosso dallo Spirito, Simeone si recò al tempio”. Mentre dunque i 
			suoi genitori vi portarono il Bambino Gesù, anche lui lo ricevette 
			nelle sue mani: tale è l’amore che gusta con il consenso, che si 
			lega con l’abbraccio, che assapora con l’affetto. Oh, fratelli, al  
			punto di far tacere ogni parola... Qui, nulla è più desiderabile del 
			silenzio: questi sono i segreti dello Sposo e della Sposa... 
			l’estraneo non può parteciparvi. “A me il mio segreto! A me il mio 
			segreto” (Is 24,16 Volg). Dov’è per te il tuo segreto, Sposa che 
			sola hai sperimentato quanta dolcezza si prova quando, in un 
			abbraccio spirituale, lo spirito creato e lo Spirito increato vanno 
			incontro l’uno dell’altro e si uniscono l’uno con l’altro, a tale 
			punto che sono due in una cosa , anzi in una cosa sola: colui che 
			giustifica e colui che viene giustificato, colui che santifica e 
			colui che viene santificato, colui che divinizza e colui che viene 
			divinizzato?...   
			
			         
			Potessimo anche noi meritare di dire ciò che segue : “Lo strinsi 
			fortemente e non lo lascerò” (Ct 3,4). Questo è quanto ha meritato 
			il santo Simeone che ha detto: “Ora lascia, o Signore, che il tuo 
			servo vada in pace”. Ha voluto che lo si lasciasse andare, liberato 
			dai legami della carne, per stringere più fortemente con l’abbraccio 
			del suo cuore Gesù Cristo nostro Signore, a lui la gloria e l’onore 
			nei secoli senza fine. 
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			2 febbraio 
			- Presentazione del Signore - 
			VESPRI 
			
			Commento alla 
			lettera ai Galati, 6  
			
			  
			
			Il Figlio dell’uomo si 
			gloria della sua croce 
			di San Tommaso d'Aquino nel tredicesimo 
			secolo 
			
			  
			
			         Certi 
			si gloriano del loro sapere; l’apostolo Paolo invece trova nella 
			croce la conoscenza suprema: “Io ritenni di non sapere altro in 
			mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso” (1 Cor 2,2). La 
			croce non è forse il compimento di tutta la legge, e l’arte di 
			vivere bene? A coloro che si gloriano della loro potenza, Paolo può 
			rispondere che ha ricevuto dalla croce una potenza senza pari: “La 
			parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in 
			perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio” 
			(1 Cor 1,18). Vi gloriate della libertà che avete acquistata? Paolo 
			invece si gloria della croce: “Il nostro uomo vecchio è stato 
			crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e 
			noi non fossimo più schiavi del peccato” (Rm 6,6 
			
			  
			
			         Altri 
			ancora si gloriano per essere stati eletti membri di qualche gruppo 
			illustre; quanto a noi, per mezzo della croce di Cristo, siamo 
			invitati all’assemblea dei cieli. “Piacque a Dio di riconciliare a 
			sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, le 
			cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col 1,20). Certi 
			infine si gloriano dei distintivi del trionfo concessi a quelli che 
			hanno vinto; la Croce è il vessillo trionfale della vittoria di 
			Cristo sui demoni: “Egli ha privato della loro forza i Principati e 
			le Potestà, ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo 
			trionfale di Cristo” (Col 2,15)... 
			
			  
			
			         Di 
			cosa l’apostolo vuole gloriarsi prima di tutto? Di ciò che può 
			unirlo a Cristo; questo egli desidera: essere con Cristo. 
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			14 febbraio -
			SAnti 
			Cirillo e Metodio - vespri 
			
			  
			
			Omelia del 
			15/02/85;  copyright © Libreria Editrice Vaticana 
			
			  
			
			  
			Santi Cirillo e 
			Metodio, apostoli degli slavi, apostoli dell’unità
			
			
			 Giovanni Paolo II 
			
			  
			
			           
			La grande missione di 
			entrambi i fratelli terminò con la morte di Metodio, nell’anno 885; 
			il fratello Costantino-Cirillo era già morto sedici anni prima qui a 
			Roma. A questi due grandi apostoli l’eterno Pastore ha affidato l’opera 
			del Vangelo tra gli slavi. Essi sono diventati i primi 
			evangelizzatori dei popoli che abitano la parte orientale e quella 
			meridionale dell’Europa. Sono diventati i padri della loro fede e 
			della loro cultura... 
			
			Verso la metà del IX 
			secolo e nel periodo immediatamente successivo si avvicinava il 
			momento della maturazione politica e culturale della grande 
			compagine dei popoli slavi, il loro ingresso da protagonisti nella 
			convivenza internazionale, nel sistema subentrato all’antico impero 
			romano. Era, purtroppo, anche il momento in cui l’antica civiltà si 
			spezzava e si frantumava, e le tensioni tra Oriente e Occidente si 
			trasformavano in divisioni e, presto, in separazioni. Gli slavi 
			entrarono nella scena del mondo, collocandosi fra queste due parti 
			e, nel tempo successivo, sperimentarono su loro stessi i tragici 
			effetti dello scisma; furono anch’essi divisi, come diviso era 
			allora il mondo europeo.  
			
			Tanto più, pertanto, 
			dobbiamo ammirare la chiaroveggenza spirituale dei due santi 
			fratelli, i quali decisero coraggiosamente di costruire un ponte 
			ideale là dove il mondo ad essi contemporaneo scavava invece fossati 
			di separazione e di lacerazione. “Cirillo e Metodio - ho scritto 
			nella lettera apostolica del 31 dicembre 1980, con la quale li 
			proclamavo celesti patroni di tutta l’Europa - svolsero il loro 
			servizio missionario in unione sia con la Chiesa di Costantinopoli, 
			dalla quale erano stati mandati, sia con la Sede romana di Pietro, 
			dalla quale furono confermati, manifestando in questo modo l’unità 
			della Chiesa che, durante il periodo della loro vita e della loro 
			attività, non era colpita dalla sventura della divisione fra 
			l’Oriente e l’Occidente, nonostante le gravi tensioni, che, in quel 
			tempo, segnarono le relazioni fra Roma e Costantinopoli”. 
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			21 
			febbraio 2011 - San Pier Damiani - LODI 
			  
			
			LA SEMINA NELLO 
			SPIRITO 
			
			San Pier 
			Damiani nell’undicesimo secolo 
			
			  
			
			   
			
			Chi semina 
			nello Spirito, dice l’Apostolo, dallo Spirito mieterà vita eterna. 
			Inoltre non ci stanchiamo di fare il bene, perché se non ci 
			stanchiamo a suo tempo mieteremo. 
			
			  
			
			Questo è  il 
			preziosissimo, anzi l’unico grano che hai da spargere nei maggesi 
			della tua anima; il quale, cadendo in terra, morrà e produrrà frutti 
			in abbondanza. Questo è il tuo tesoro, questa per te l’abbondanza di 
			ogni specie di frutti. Sia questo il fine di ogni tuo acquisto; 
			riponi in questo ogni tua speranza nella vita presente e nella 
			futura. 
			
			  
			
			Se ti studierai 
			di serbare questo grano con la cura dovuta, vedrai i ripostigli 
			della tua interiore dispensa abbondare di oro, di argento e di ogni 
			dovizia. Vedrai i tuoi granai aumentare in modo meraviglioso di 
			sempre nuovi raccolti. Con ogni studio, dunque, impegnati a 
			coltivare questo tesoro; con ogni assiduità spendi intorno ad esso 
			veglie notturne e diurne, perché esso solo ti farà ricco, supplendo 
			in abbondanza a quanto avrai di bisogno. 
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			21 
			febbraio 2011 - San Pier Damiani - 
			VESPRI 
			
			Op XIII, 24 
			
			  
			
			  
			
			  
			
			Il duplice vincolo della carità 
			
			 San Pier 
			Damiani nell’undicesimo secolo 
			
			  
			
			Perseverate 
			nella carità fraterna, unitevi nella pratica dell’amore scambievole 
			contro le insidie dell’antico avversario. Tutto lo slancio del 
			vostro santo operare poggi sulle basi della carità: tutto l’edificio 
			che costruite con le pietre vive delle virtù sia cementato da 
			sincero affetto.  
			
			L’arca che nel 
			diluvio universale accolse otto persone, fu spalmata di bitume 
			dentro e fuori per ordine di Dio. Questo significa che la santa 
			Chiesa, che tende alla gloria della risurrezione, è spalmata di 
			questo bitume dentro e fuori: fuori è accarezzata da fraterna 
			dolcezza, dentro è rinsaldata da mutuo e verace amore. 
			 
			
			Chi ama in cuor 
			suo, ma fuori dissente dai suoi fratelli con stridente asprezza, ha 
			il bitume all’interno, ma non all’esterno; chi si mostra affabile 
			all’apparenza simulando affetto, ma nell’intimo del cuore non nutre 
			amore sincero, ha grosse falle all’interno mentre mostra fuori 
			attaccamento simulando il bitume esterno. 
			
			Sia l’uno che 
			l’altro non scamperanno al naufragio perché non sono protetti dal 
			duplice bitume della carità, secondo il comando di Dio. 
			
			Chi, al 
			contrario, si mostra amorevole fuori e nutre anche amore 
			nell’intimo, chi fuori mostra sui rami i frutti del bene e dentro 
			affonda le radici, perché profondamente ama, ebbene costui è 
			spalmato di bitume dentro e fuori perché è legato al suo prossimo 
			con il duplice vincolo della carità. 
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			22 febbraio 
			- Cattedra di San Pietro - LODI 
			
			Discorso 190
			 
			
			
			  
			
			  
			
			  
			
			« Ti chiamerai 
			Pietro » (Gv 1,42) 
			
			  
			
			Sant’Agostino 
			nel quinto secolo 
			
			  
			
			         « Tu 
			sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa ». Questo 
			nome di Pietro gli viene dato  perché, per primo, egli pose fra le 
			nazioni le fondamenta della fede e perché è la roccia 
			indistruttibile sulla quale poggiano le basi e l’edificio intero di 
			Gesù Cristo. A motivo della sua fedeltà viene chiamato Pietro, 
			mentre il Signore riceve lo stesso nome a motivo della sua potenza, 
			secondo la parola di San Paolo : « Bevevano da una roccia spirituale 
			che li accompagnava, e quella roccia era Cristo » (1 Cor 10,4). 
			Davvero, meritava di condividere uno stesso nome con Cristo, 
			l’apostolo scelto per essere il collaboratore della sua opera. 
			Insieme, hanno costruito lo stesso edificio. Pietro ha piantato, il 
			Signore ha fatto crescere, il Signore ha mandato coloro che 
			avrebbero dovuto irrigare (cfr 1 Cor 3,6s). 
			
			  
			
			         Lo 
			sappiate, fratelli carissimi, proprio a partire dalle sue colpe, nel 
			momento in cui il suo Salvatore stava soffrendo, il beato Pietro è 
			stato innalzato. Dopo aver rinnegato il Signore, è divenuto presso 
			di lui il primo. Reso più fedele dalle lacrime versate sulla fede 
			che aveva tradita, ha ricevuto una grazia più grande ancora di 
			quella che aveva persa. Cristo gli ha affidato il suo gregge 
			affinché lo conducesse come il buon pastore e, lui che era stato 
			tanto debole, è divenuto il sostegno di tutti. Occorreva che colui 
			che, interrogato sulla sua fede fosse caduto, per stabilire gli 
			altri sulle fondamenta incrollabili della fede. Per questo è 
			chiamato pietra fondamentale della pietà delle Chiese. 
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			22 febbraio 
			- Cattedra di San Pietro - VESPRI 
			
			Udienza 
			generale del 7/6/06 (copyright © Libreria Editrice Vaticana) 
			
			  
			
			  
			
			  
			
			La fede di san 
			Pietro, la roccia su cui Cristo ha fondato la Chiesa 
			
			Papa Benedetto XVI 
			
			  
			
			  
			
			           
			“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò 
			la mia Chiesa... A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto 
			ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli e tutto ciò che 
			scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 16, 18-19). Le 
			tre metafore a cui Gesù ricorre sono in se stesse molto chiare: 
			Pietro sarà il fondamento roccioso su cui poggerà l'edificio della 
			Chiesa; egli avrà le chiavi del Regno dei cieli per aprire o 
			chiudere a chi gli sembrerà giusto; infine, egli potrà legare o 
			sciogliere nel senso che potrà stabilire o proibire ciò che riterrà 
			necessario per la vita della Chiesa, che è e resta di Cristo...
			 
			
			  
			
			Questa posizione di 
			preminenza che Gesù ha inteso conferire a Pietro si riscontra anche 
			dopo la risurrezione: (Mc 16,7 ; Gv 20,4-6)... Sarà poi Pietro, tra 
			gli Apostoli, il primo testimone di un'apparizione del Risorto (Lc 
			24,34; 1 Cor 15,5). Questo suo ruolo,  sottolineato con decisione (Gv 
			20,3-10), segna la continuità fra la preminenza avuta nel gruppo 
			apostolico e la preminenza che continuerà ad avere nella comunità 
			nata con gli eventi pasquali...  Diversi dei testi chiave riferiti a 
			Pietro possono essere ricondotti al contesto dell'Ultima Cena, in 
			cui Cristo conferisce a Pietro il ministero di confermare i fratelli 
			(Lc 22,31)... 
			
			  
			
			Questa 
			contestualizzazione del Primato di Pietro nell’Ultima Cena, nel 
			momento istitutivo dell’Eucaristia, Pasqua del Signore, indica anche 
			il senso ultimo di questo Primato: Pietro, per tutti i tempi, dev’essere 
			il custode della comunione con Cristo; deve guidare alla comunione 
			con Cristo; deve preoccuparsi che la rete non si rompa (Gv 21,11) e 
			possa così perdurare la comunione universale. Solo insieme possiamo 
			essere con Cristo, che è il Signore di tutti. Responsabilità di 
			Pietro è di garantire così la comunione con Cristo con la carità di 
			Cristo, guidando alla realizzazione di questa carità nella vita di 
			ogni giorno. Preghiamo che il Primato di Pietro, affidato a povere 
			persone umane, possa sempre essere esercitato in questo senso 
			originario voluto dal Signore e possa così essere sempre più 
			riconosciuto nel suo vero significato dai fratelli ancora non in 
			piena comunione con noi. 
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			19 marzo 
			- San Giuseppe - LODI 
			  
			
			IL PRIMATO DELLA VITA INTERIORE DI 
			SAN GIUSEPPE 
			
			
			dall’esortazione apostolica REDEMPTORIS CUSTOS di Sua Santità 
			Giovanni Paolo II 
			
			  
			
			  
			
			         Il 
			clima di silenzio che accompagna tutto ciò che fa riferimento alla 
			figura di Giuseppe si estende anche al suo lavoro di carpentiere 
			nella casa di Nazareth. Tuttavia questo silenzio rivela in modo del 
			tutto speciale il profilo interiore di questa figura. 
			
			  
			
			         I 
			Vangeli parlano esclusivamente di ciò che fece Giuseppe, ma 
			permettono di scoprire nelle sue azioni avvolte di silenzio, un 
			clima di profonda contemplazione. Giuseppe era quotidianamente in 
			contatto con “il mistero nascosto dai secoli eterni” che stabilì la 
			sua dimora sotto il suo tetto. Questo spiega, per esempio, perché 
			Santa Teresa di Gesù, la grande riformatrice del Carmelo 
			contemplativo, si fece promotrice del rinnovamento del culto reso a 
			San Giuseppe nella cristianità occidentale. 
			
			  
			
			         In 
			Giuseppe il sacrificio assoluto di tutta la sua esistenza alle 
			esigenze della venuta del Messia nella sua casa, trova proprio 
			spiegazione nella insondabile vita interiore, da dove gli vengono 
			ordini e consolazioni del tutto particolari e da dove discendono per 
			lui la logica e la forza, proprie alle anime semplici e trasparenti 
			delle decisioni importanti come quella di mettere subito a 
			disposizione dei disegni divini la sua libertà, la sua legittima 
			vocazione umana, la sua felicità coniugale, accettando la 
			condizione, la responsabilità e il peso della famiglia, rinunciando, 
			per un amore verginale incomparabile, all’amore coniugale naturale 
			che la costituisce e l’alimenta. 
			
			  
			
			         Questa 
			sottomissione a Dio che è prontezza della volontà a consacrarsi a 
			tutto ciò che concerne il suo servizio, altro non è che l’esercizio 
			della devozione che costituisce una delle espressioni della virtù di 
			religione. 
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			19 marzo 
			- San Giuseppe - VESPRI 
			  
			
			Da “Gli 
			scritti”, 1995, Edizioni ODC- Roma – p.863 
			
			  
			
			  
			
			SAN GIUSEPPE 
			
			di Santa Teresa 
			di Gesù Bambino e del Volto Santo 
			
			  
			
			  
			
			         
			Giuseppe, la tua vita mirabile passò nell’umiltà: ma contemplasti la 
			bellezza di Gesù e di Maria! E il Figlio di Dio, bambino, sottomesso 
			e ubbidiente, quante volte s’è riposato felice sul tuo cuore! 
			
			  
			
			         Anche 
			noi, come te, serviamo in solitudine Gesù e Maria; cerchiamo solo il 
			loro piacere, non vogliamo di più. Santa Teresa, la madre nostra che 
			tanto confidava in te, ci assicura che tu non mancavi mai di 
			soccorrerne prontamente la preghiera. 
			
			  
			
			         Padre, 
			quando finirà questa prova, noi verremo a vederti vicino alla divina 
			Maria: come dolce ne è la speranza! Leggeremo la tua storia ignorata 
			dal mondo, scopriremo la tua gloria, la canteremo in cielo. 
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			29 
			Aprile - Santa Caterina da Siena, Patrona d'Italia e d'Europa 
			- LODI 
			
			 
			Dialogo della Divina 
			Provvidenza, 134 
			 
			
			  
			
			  
			
			 « 
			Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta » 
			
			 Santa Caterina da Siena nel 
			quattordicesimo secolo, 
			
			che la Chiesa festeggia oggi 
			
			  
			
			 
			         Non voglio più, o Fuoco ineffabile, o Padre eterno, che il 
			mio desiderio si stanchi di volere il tuo onore e la salvezza delle 
			anime, né che i miei occhi inaridiscano; ti chiedo, per grazia, che 
			diventino due fiumi che sgorgano da te, mare pacifico. Lode, lode a 
			te, o Padre, perché hai risposto alla mia richiesta, anzi, a quello 
			che ignoravo, e persino a quello che non ti avevo chiesto. Donandomi 
			di piangere, mi hai invitata ad offrirti tutti i miei desideri, 
			dolci, amorevoli, angosciati, e le mie umili e continue preghiere. 
			
			  
			
			         Ti 
			chiedo ora di usare misericordia con il mondo e con la tua santa 
			Chiesa. Ti prego di compiere ciò che mi hai fatto domandare... Non 
			tardare più a fare misericordia al mondo, consenti a compiere il 
			desiderio dei tuoi servi. Sei colui che li hai fatti gridare, quindi 
			ascolta la loro voce. La tua verità ha detto che se chiameremo, ci 
			sarebbe risposto, che se busseremo ci sarebbe aperto, che se 
			chiederemo, ci sarebbe dato (Lc 11,9). O Padre eterno, a te i tuoi 
			servi gridano misericordia. Su, rispondi loro. 
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			29 
			Aprile - Santa Caterina da Siena, Patrona d'Italia e d'Europa 
			
			VESPRI 
			
			S. Caterina 
			da Siena  
			
			Dialogo della 
			Divina Provvidenza, 167  
			
			(trad. cfr. Ed 
			Taurisano, Firenze, 1928, II p.586) 
			
			(In l'Ora 
			dell'Ascolto p. 2393) 
			
			  
			
			  
			
			« Il Regno dei cieli è simile a 
			dieci vergine che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo 
			Sposo » (Lc 10, 39) 
			
			 Santa 
			Caterina da Siena nel quattordicesimo secolo 
			
			che la 
			Chiesa festeggia oggi 
			
			  
			
			  
			
			Tu, Trinità 
			eterna, sei come un mare profondo, in cui più cerco e più trovo ; e 
			quanto più trovo, più cresce la sete di cercarti. Tu sei 
			insaziabile ; e l’anima, saziandosi nel tuo abisso, non si sazia, 
			perché permane nella fame di te, sempre più te brama, o Trinità 
			eterna, desiderando di vederti con la luce della tua luce… 
			
			  
			
			         Io ho 
			gustato e veduto con la luce dell’intelletto nella tua luce il tuo 
			abisso, o Trinità eterna, e la bellezza della tua creatura. Per 
			questo, vedendo me in te, ho visto che sono tua immagine per quella 
			intelligenza che mi vien donata dalla tua potenza, o Padre eterno, e 
			dalla tua sapienza, che viene appropriata al tuo Unigenito Figlio. 
			Lo Spirito Santo poi, che procede da te e dal tuo Figlio, mi ha dato 
			la volontà con cui posso amarti. Tu infatti, Trinità eterna sei 
			creatore e io creatura ; e ho conosciuto – perché tu me ne hai data 
			l’intelligenza, quando mi hai ricreata con il sangue del tuo Figlio 
			– che tu sei innamorato della bellezza della tua creatura. 
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			14 maggio San Mattia Apostolo 
			- LODI 
			
			Udienza 
			generale del 12/6/1974 
			
			  
			
			  
			
			La perenne giovinezza della Chiesa
			
			 Papa Paolo VI 
			
			  
			
			  
			
			Noi ora 
			lasciamo correre il nostro pensiero ad un effetto proprio della 
			Pentecoste, di questa misteriosa e meravigliosa animazione 
			soprannaturale, prodotta dall’infusione dello Spirito Santo nel 
			corpo visibile, sociale, umano dei seguaci di Cristo; ed è questo: 
			la perenne giovinezza della Chiesa… L’umanità che compone la Chiesa, 
			subendo la sorte del tempo è sepolta nella morte temporale, ma con 
			ciò non si sospende, non si interrompe la testimonianza della Chiesa 
			nella storia per il passare dei secoli; lo ha profetato e promesso 
			Gesù: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 
			28,20). Lo aveva lasciato capire anche a Simone, quando gli impose 
			un nome d’immortalità: «Tu sei Pietro, e su questa Pietra edificherò 
			la mia Chiesa, e le potenze degli inferi non potranno prevalere 
			contro di essa» (Mt 16,18). 
			
			  
			
			Si può subito 
			obiettare, con tanta gente del giorno d’oggi: che la Chiesa sia 
			permanente, può essere; dura da quasi venti secoli; ma proprio per 
			questa sua durata, essa è antica, è vecchia… Ora la Chiesa sarà 
			venerabile per la sua antichità … ma, essi dicono, non è viva di 
			quel respiro odierno ch’è sempre nuovo; non è giovane. L’obiezione è 
			forte, e meriterebbe un lungo trattato… per rispondervi. Ma poi 
			l’equazione perennità-giovinezza può bastare da sé alle menti aperte 
			alla verità. Perché è proprio così, e «questo è cosa meravigliosa ai 
			nostri occhi» (Mt 21,42): la Chiesa è giovane.  
			
			  
			
			E ciò che 
			stupisce ancor più si è che i nervi della sua gioventù derivano 
			dalla sua inalterabile persistenza nel tempo. Il tempo non fa 
			invecchiare la Chiesa; la fa crescere, la provoca alla vita, alla 
			pienezza… Muoiono, come tutti i mortali tutti coloro che umanamente 
			compongono la Chiesa; ma essa, la Chiesa, non solo ha in se stessa 
			un invincibile principio soprannaturale, ultrastorico, di 
			immortalità, ma possiede altresì energie incalcolabili di 
			rinnovamento. 
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			14 maggio San Mattia Apostolo 
			- 
			VESPRI 
			
			
			San 
			Mattia, Apostolo 
			
			Prescrizione 
			contro gli eretici, 
			
			20-22 ; CCL 
			I, 201s  
			
			  
			
			San Mattia, 
			apostolo, uno dei dodici pilastri della Chiesa (Ap 21,14) 
			
			Tertulliano 
			nel secondo secolo 
			
			  
			
			  
			
			         Gesù 
			Cristo, il Signore nostro, durante il Suo soggiorno sulla terra, 
			manifestò chi egli fosse, ciò che era stato, quale fosse la volontà 
			del Padre Suo di cui egli era servitore, quale comandamento 
			prescriveva all’uomo. Tutto questo lo diceva apertamente alla folla 
			oppure ai suoi discepoli, in disparte. Egli ne aveva prescelti 
			dodici e li teneva sempre presso di sè: non si allontanarono mai dal 
			fianco del Maestro: li aveva scelti, perché fossero maestri delle 
			genti e diffusori della dottrina divina. Uno di essi venne 
			allontanato, ma agli altri undici, mentre stava per ritornare al 
			Padre suo dopo la resurrezione, comandò di andare nelle varie 
			regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e 
			dello Spirito Santo (Mt 28,19).  
			
			  
			
			E gli Apostoli 
			subito, [questo nome di Apostoli significa appunto inviati, 
			messaggeri] al posto di Giuda, che era stato cacciato, tirarono a 
			sorte Mattia come loro dodicesimo compagno, secondo quanto anche era 
			stato profetizzato, come si legge nel salmo di David. Hanno ricevuto 
			la forza dello Spirito Santo secondo la promessa per compiere 
			miracoli e parlare lingue nuove. Hanno reso testimonianza alla fede 
			in Gesù Cristo dapprima in Giudea dove fondarono delle Chiese. Poi 
			sono partiti per il mondo intero e hanno annunciato alle nazioni lo 
			stesso insegnamento della fede. 
			
			  
			
			Poi hanno 
			fondato delle Chiese in ogni città che in seguito hanno fornito ad 
			altre chiese la talea della fede e le sementi della dottrina. La 
			prova della loro unità sta nel fatto che tutte sono in pace e 
			comunione tra loro, che i loro membri si chiamano, tra loro, 
			fratelli e che praticano reciprocamente l’ospitalità. Questa 
			costruzione si basa sull’unico fondamento della tradizione di uno 
			stesso mistero. Gli apostoli hanno predicato quello che Cristo ha 
			loro rivelato e null’altro doveva essere predicato da quelle Chiese 
			fondate direttamente dagli apostoli alle quali essi avevano parlato 
			di viva voce o, come si attesta, tramite lettere. 
			
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			15 maggio  - Beata Vergine Maria, Madre 
			delle Grazie, Madonna di Montenero, Patrona della Toscana 
			- LODI 
			  
			
			Un’avvocata 
			potente, pietosa, che desidera salvar tutti 
			
			 Sant’ Alfonso 
			Maria de’ Liguori nel diciottesimo secolo 
			
			  
			
			          
			Quanto dobbiamo ringraziare la misericordia del nostro Dio in averci 
			data Maria per avvocata, che colle sue preghiere può ottenerci tutte 
			le grazie che desideriamo.(…) Peccatori, fratelli miei, se ci 
			troviamo rei colla divina giustizia e già condannati all’inferno per 
			i nostri peccati, non ci disperiamo, ricorriamo a questa divina 
			madre, mettiamoci sotto il suo manto, ed ella ci salverà. Buona 
			intenzione ci vuole di voler mutar vita: buona intenzione e 
			confidenza grande in Maria, e saremo salvi. E perché?  
			 
			
			  
			
			         Perché 
			Maria è un avvocata «potente», un’avvocata «pietosa», un’avvocata 
			«che desidera di salvar tutti». 
			
			Maria è 
			un’avvocata «potente», che può tutto appresso il giudice a beneficio 
			dei suoi divoti. Questo è un privilegio singolare, concedutole dallo 
			stesso giudice ch’è suo figlio.  
			
			  
			
			         Maria 
			è un’avvocata quanto potente, altrettanto «pietosa», che non sa 
			negare il suo patrocinio ad ognuno che a lei ricorre. «Gli occhi del 
			Signore – dice David – stan  rivolti sopra de’ giusti», ma questa 
			madre di misericordia – come dice Riccardo di San Lorenzo – tiene 
			gli occhi sopra de’ giusti, come sopra de’ peccatori, acciocché o 
			non cadano, o se mai son  caduti, colla sua intercessione ella gli 
			sollevi.(…) 
			
			Maria è 
			un’avvocata cosi pietosa che non solo aiuta chi a lei ricorre, ma 
			ella stessa va cercando i miseri per difenderli e salvarli. 
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			15 maggio  
			- Beata Vergine Maria, Madre delle Grazie, Madonna di Montenero, 
			Patrona della Toscana - VESPRI 
			
			  
			
			Per mezzo 
			della Vergine Maria 
			
			 di San 
			Bernardino da Siena nel quattordicesimo secolo 
			
			  
			
			          Tutte 
			le cose che abbiamo su questa terra, le abbiamo per grazia: e 
			ugualmente tutte le grazie che mai vennero o mai verranno su questa 
			terra e così pure tutte le glorie della vita eterna prendono origine 
			da tre processi. Innanzitutto vengono da Dio, in secondo luogo ci 
			vengono per mezzo di Gesù Cristo benedetto, e in terzo luogo ci 
			giungono per mezzo della Vergine Maria. 
			
			  
			
			         
			Vediamo il primo processo: come ci vengono da Dio. Tutte le grazie 
			che Dio dona nella vita presente alle creature, provengono da lui. 
			Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal 
			Padre delle luci. Ogni nostra cosa buona ci è donato da Dio e da lui 
			discende poiché in lui sono tutte le perfezioni che si possono 
			nominare o in questa vita o nell’altra e da lui vengono. 
			 
			
			         
			 
			
			         
			Secondo: ci vengono per mezzo di Gesù Cristo. Queste sono le grazie 
			spirituali che pure discendono dal Padre. Gesù Cristo discese dal 
			cielo e si volle incarnare solo per carità per darci la grazia di 
			poter esser salvati per mezzo della sua passione. perché in altro 
			modo non ci saremmo salvati. E così per mezzo  suo abbiamo questa 
			grazia. 
			
			  
			
			         Non si 
			può acquistare grazia con superbia, la si può ricevere invece con 
			l’umiltà. Chi fu più umile di Maria? E perché non vi fu più nessuno 
			umile come lei, le furono date tutte le grazie affinché le 
			distribuisse a suo piacimento. Imparate dunque a pregare, quando 
			volete una grazia da Dio, e soprattutto domandatela al Padre per 
			amore del suo Figlio unigenito, e poi per mezzo della distribuzione 
			operata da Maria sua madre e poi domandate all’uno e all’altro per 
			amore di sua madre. 
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			30 MAGGIO -Solennità del Sacratissimo 
			Cuore di Gesù - LODI 
			
			  
			
			L'albero 
			di vita, 29-30, 47. 
			
			
			Opera omnia 8,79  
			
			  
			
			 Ecco 
			il cuore che ha tanto amato il mondo 
			
			 San 
			Bonaventura nel tredicesimo secolo 
			
			  
			
			   
			
			      
			Contempla, uomo salvato, 
			colui che per te è inchiodato alla croce… 
			Alzati, tu che ami Cristo, 
			sii come la colomba « che fa il nido nelle pareti d’una gola 
			profonda » (Ger 48, 28), e qui, « come il passero che ha trovato la 
			casa » (Sal 83, 4), non cesserai di vegliare. Come la tortora, vi 
			riparerai i tuoi piccoli e presenterai la tua bocca per « attingere 
			acqua alle sorgenti della salvezza » (Is 12, 3). E’ lui, infatti, 
			« il fiume che usciva da Eden, si divideva e formava quattro corsi » 
			(Gen 2, 10) e, sparso nel cuore dei credenti, annaffia e feconda la 
			terra intera… 
			
			  
			
			      
			Corri dunque a questa sorgente di vita e di luce con un vivo 
			desiderio, chiunque tu sia, e nel tuo amore di Dio, gridagli con 
			tutta la forza del tuo cuore : " O bellezza indicibile 
			dell’Altissimo, splendore della luce eterna, vita che vivifichi ogni 
			vita, chiarore che illumini ogni luce e conservi nell’eterno 
			splendore i vari astri che brillano davanti al trono della tua 
			divinità dall’origine dei tempi. 
			
			  
			
			      
			O fiume eterno e inaccessibile, limpido e dolce, la cui sorgente è 
			nascosta agli occhi di ogni mortale ! La tua profondità è senza 
			fondo, la tua altezza senza limiti, la tua larghezza senza confini, 
			la tua purezza senza alcunché di torbido. Da te scorre « il fiume 
			che rallegra la città di Dio » (Sal 45, 5)… affinché cantiamo inni 
			di lode, « in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa » 
			(Sal 41, 5), perché sappiamo per esperienza che « in te è la 
			sorgente della vita e alla tua luce, vedremo la luce » (Sal 35, 10). 
			" 
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			30 MAGGIO 
			- Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù - 
			VESPRI 
			
			Omelie sul 
			Cantico dei cantici, n° 61, 3-5 
			
			(In l'Ora 
			dell'Ascolto p. 360) 
			
			  
			
			« Attingerete acqua con gioia alle 
			sorgenti della salvezza » (Is 12,3) 
			
			 San Bernardo 
			nel dodicesimo secolo 
			
			  
			
			  
			
			         Dove 
			trovare per i deboli una sicura garanzia di salvezza e 
			un’incrollabile pace, se non nelle piaghe del Salvatore?... 
			Trapassarono le sue mani e i suoi piedi e con una lancia gli 
			ferirono il costato. Da queste fenditure posso “succhiare miele 
			dalla rupe” (Sal 80,7) e olio dai ciottoli della roccia, cioè 
			gustare e vedere “quanto è buono il Signore” (Sal 33,9). Nutriva 
			pensieri di pace e io non lo sapevo. “Infatti , chi mai ha potuto 
			conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo 
			consigliere?” (Rm 11,34). Ma il chiodo appuntito è divenuto per me 
			come chiave che apre, perché io veda la volontà del Signore. 
			
			  
			
			         Che 
			cosa scorgerò attraverso la fenditura? Lo grida il chiodo, lo grida 
			la piaga: veramente in Cristo c’è Dio che riconcilia a sé il mondo. 
			La lancia penetra nel suo cuore, perché egli sappia compatire le mie 
			infermità. Attraverso le ferite del corpo si svela il mistero del 
			cuore, si manifesta il grande sacramento dell’amore, “la bontà 
			misericordiosa del nostro Dio per cui verrà a visitarci dall’alto un 
			sole che sorge” (Lc 1,78). In che modo la misericordia si manifesta 
			attraverso le ferite? Dove più chiaramente che nelle tue ferite 
			avrebbe potuto risplendere che tu, o Signore, sei dolce e mite, e 
			pieno di misericordia? Nessuno infatti ha maggior amore di chi dà la 
			sua vita (Gv 15,13) per i votati alla morte. 
			
			  
			
			         Il 
			mio merito quindi è la misericordia del Signore. Non mancherò di 
			merito, finché egli non mancherà di misericordia. Ché, se le 
			misericordie del Signore sono molte, io pure allora sono ricco di 
			meriti. E se fossi consapevole di molti e gravi peccati? Ma “dove è 
			abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5,20). E se “ 
			la grazia del Signore è da sempre e dura in eterno” (Sal 102,7), 
			anch’io “canterò senza fine le grazie del Signore (Sal 88,2). Forse 
			la mia giustizia? “Signore, ricorderò che tu solo sei giusto” (Sal 
			70,16). Ma la tua giustizia è anche la mia: naturalmente, perché tu 
			ti sei fatto per bontà di Dio giustizia per me (Rm 1,17). 
			   | 
		
		
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			31 MAGGIO - 
			Visitazione della B.V. Maria  - 
			LODI 
			
			  
			
			  
			
			« Grandi 
			cose ha fatto in me l’Onnipotente » 
			
			 San 
			Francesco di Sales nel sedicesimo secolo 
			
			   
			
			         È 
			caratteristico dello Spirito Santo, quando colpisce un cuore, 
			cacciarne ogni tiepidezza. Egli ama la prontezza, ed è nemico degli 
			indugi, dei ritardi nell’adempiere la volontà di Dio… « Maria partì 
			in fretta » … 
			
			  
			
			         
			Quante grazie si riversarono sulla casa di Zaccaria, quando Maria vi 
			entrò ! Se Abramo ricevette tante grazie per aver ospitato tre 
			angeli nella sua casa, quante benedizioni inondarono la casa di 
			Zaccaria nella quale entrò l’angelo del superno consiglio, l’arca 
			vera dell’alleanza, il divino profeta, Nostro Signore portato nel 
			seno di Maria ! Tutta la casa fu piena di gioia : il bambino 
			sussultò, il padre riebbe la vista, la madre fu piena dello Spirito 
			Santo e ricevette il dono di profezia. Vedendo la Madonna entrare 
			nella sua casa, esclamò : « A che debbo che la madre del mio Signore 
			venga a me ? »… E Maria, udito quello che sua cugina diceva a sua 
			lode, umiliò se stessa e rese gloria a Dio per tutto. Confessando 
			che la sua felicità procedeva dal fatto che Dio « aveva guardato 
			l’umiltà della sua serva », intonò il suo bel e mirabile cantico del 
			Magnificat. 
			
			  
			
			         
			Quanto, anche noi, dobbiamo essere pieni di gioia, quando quel 
			divino Salvatore ci visita nel Santissimo e nelle grazie interiori, 
			le parole che dice ogni giorno nel nostro cuore ! 
			   | 
		
		
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			31 MAGGIO - 
			Visitazione della B.V. Maria  
			- VESPRI 
			
			  
			
			Fin da 
			principio Dio ha giustificato tutti  per mezzo della fede 
			
			 Di San 
			Clemente I, Papa  nel primo secolo 
			
			  
			
			  
			
			         
			Meditiamo attentamente il mistero della benedizione che Dio dà agli 
			uomini e vediamo quali sono le vie che conducono ad essa. 
			Ripercorriamo gli avvenimenti fin dall’inizio. 
			
			         
			 
			
			         Per 
			qual motivo il nostro patriarca Abramo fu benedetto? Non forse 
			perché operò la giustizia e la verità mediante la fede? Isacco, 
			pieno di fiducia si lasciò condurre di buon grado al sacrificio, 
			conoscendo il futuro. Giacobbe in umiltà, a motivo del fratello, 
			abbandonò la sua terra e si recò da Libano cui prestò servizio, e 
			gli furono dati i dodici scettri di Israele. 
			
			         
			 
			
			         Ora se 
			qualcuno, con animo sincero, passa in rassegna a uno a uno i doni 
			che Dio ha concesso, ne riconoscerà  la magnificenza. Da Giacobbe 
			infatti ebbero origine tutti i sacerdoti e i leviti che servono 
			all’altare di Dio, da lui viene il Signore Gesù secondo la carne, da 
			lui i re, i principi e i condottieri della tribù di Giuda. E neppure 
			le altre sue tribù si trovano in minore onore, per il fatto che il 
			Signore promette: «La tua discendenza sarà numerosa come le stelle 
			del cielo» ( Gn 15, 5; 22, 17; 26, 4).  
			
			         
			 
			
			         Tutti 
			costoro dunque si sono acquistati gloria e grandezza non da se 
			stessi o per le loro opere o per la giustizia con cui hanno agito, 
			ma piuttosto per la volontà di Dio. Anche noi perciò, chiamati nel 
			Cristo Gesù, in grazia della sua volontà, siamo giustificati non per 
			nostro merito, né per la nostra sapienza o intelligenza o pietà o 
			altra opera che possiamo aver compiuto sia pure con santità di 
			intenzione, ma per mezzo della fede, con la quale Dio onnipotente ha 
			giustificato tutti fin da principio. A lui sia gloria nei secoli dei 
			secoli. Amen. 
			
			         
			 
			
			         Che 
			cosa faremo allora, o fratelli? Cesseremo dalle buone opere e 
			abbandoneremo la carità? Il Signore mai permetta che ci succeda tale 
			sventura, ma affrettiamoci a compiere ogni opera buona. Anzi siano 
			proprio le opere sante fonte della nostra gioia. Imitiamo in ciò il 
			Creatore e Signore di tutte le cose che gioisce di quanto compie. 
			(…) 
			
			         
			 
			
			         
			Teniamo presente come tutti i giusti si adornarono di buone opere, e 
			come lo stesso Signore se ne ornò per parte sua e ne gioì. Davanti a 
			un tal modello, aderiamo con prontezza alla sua volontà e con ogni 
			energia compiamo le opere della giustizia.  
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			24 
			giugno  - Natività di San Giovanni Battista - 
			LODI 
			Discorsi sul 
			Vangelo di Luca,  
			
			 4, 4-6 ; SC 
			87, 133 
			
			  
			
			  
			
			« Il Signore dal seno materno mi 
			ha chiamato » (Is 49,1) 
			
			  
			
			
			Origene nel terzo 
			secolo 
			
			  
			
			  
			
			         La 
			nascita di Giovanni il Battista è piena di miracoli. Un arcangelo 
			aveva annunciato la nascita del nostro Signore e Salvatore Gesù ; 
			così, un arcangelo annuncia la nascita di Giovanni (Lc 1,13) e 
			dice : « Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua mandre ». 
			Il popolo giudeo non vedeva che il nostro Signore compiva « miracoli 
			e prodigi » e guariva le loro malattie, invece Giovanni esulta di 
			gioia mentre è ancora nel seno materno. Non si può trattenerlo e, 
			appena arrivata la madre di Gesù, il bambino cerca di uscire dal 
			seno di Elisabetta. « Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta 
			ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo » (Lc 
			1,44). Ancora nel seno di sua madre, Giovanni aveva già ricevuto lo 
			Spirito Santo… 
			
			  
			
			         La 
			Scrittura dice poi che « ricondurrà molti figli d’Israele al Signore 
			loro Dio » (Lc 1,16). Giovanni ne ha ricondotto « molti » ; il 
			Signore, non molti, bensì tutti. Questa infatti è la sua opera : 
			ricondurre tutti gli uomini a Dio Padre… 
			
			  
			
			         Per 
			parte mia, ritengo che il mistero di Giovanni si compie nel mondo 
			fino a oggi. Chiunque è destinato a credere in Cristo Gesù, bisogna 
			che prima lo spirito e la forza di Giovanni vengano nel suo animo 
			per « preparare al Signore un popolo ben disposto » (Lc 1,17) e, 
			nelle asperità del cuore, « spianare i luoghi impervi e raddrizzare 
			i passi tortuosi » (Lc 3,5). Non soltanto in quel tempo le vie 
			furono spianate e i sentieri raddrizzati, ma ancora oggi lo spirito 
			e la forza di Giovanni precedono la venuta del Signore Salvatore. O 
			grandezza del mistero del Signore e del suo disegno sul mondo ! 
			   | 
		
		
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			24 
			giugno  - Natività di San Giovanni Battista - 
			VESPRI 
			
			Discorso per 
			la nativitàdi Giovanni Battista ; PLS II, 497  
			
			  
			
			  
			
			« Egli deve crescere e io invece 
			diminuire » (Gv 3,30) 
			
			  
			
			Sant’Agostino 
			nel quinto secolo 
			
			  
			
			  
			
			         La 
			nascita di Giovanni e quella di Gesù, e in seguito le loro passioni, 
			hanno rivelato la differenza che esiste fra di loro. Infatti 
			Giovanni nasce quando il giorno comincia a volgere al declino; 
			Cristo invece quando comincia a crescere. La diminuzione del giorno 
			per l’uno è il simbolo della suo morte violenta. La sua crescita, 
			per l’altro, l’esaltazione della croce. 
			
			  
			
			         Un 
			altro senso segreto ci viene rivelato dal Signore... rispetto a 
			quella parola di Giovanni su Gesù: « Egli deve crescere e io invece 
			diminuire ». Ogni giustizia umana era stata compiuta da Giovanni; di 
			lui la verità diceva: “Tra i nati di donna non è sorto uno più 
			grande di Giovanni il Battista” (Mt 11,11). Nessun uomo dunque 
			sarebbe stato capace di superarlo; ma egli era uomo. Ora per la 
			grazia di essere cristiani, ci viene domandato di non vantarci 
			nell’uomo, ma “chi si vanta, si vanti nel Signore” (2 Cor 10,7): 
			uomo, nel suo Dio; servo, nel suo padrone. Per questo motivo dice 
			Giovanni: « Egli deve crescere e io invece diminuire ». Certo che 
			Dio non è diminuito né aumentato in sè, ma negli uomini man mano che 
			progredisce il vero fervore, cresce la grazia divina, e la potenza 
			umana diminuisce, finché giunga al suo adempimento la dimora di Dio 
			che sta in tutte le membra di Cristo, e dove ogni tiranno, ogni 
			autorità, ogni potenza sono morte, e dove Dio è tutto in tutti (Col 
			3,11). 
			
			  
			
			         
			Giovanni l’evangelista dice: “Veniva nel mondo la luce vera quella 
			che illumina ogni uomo” (1,9). Giovanni il Battista dice: “Dalla sua 
			pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” (Gv 1,16). Quando la luce, che 
			in sé stessa è sempre totale, cresce in colui che viene illuminato, 
			costui diminuisce in se stesso quando viene abolito in lui ciò che 
			era senza Dio. Infatti l’uomo, senza Dio, non può nulla se non 
			peccare, e la sua potenza umana diminuisce quando trionfa la grazia 
			divina, distruttrice del peccato. La debolezza della creatura cede 
			alla potenza del Creatore e la vanità delle nostre passioni egoiste 
			crolla davanti all’universale amore mentre Giovanni il Battista dal 
			fondo della nostra miseria, ci grida la misericordia di Gesù Cristo: 
			« Egli deve crescere e io invece diminuire ». 
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			28 giugno 
			- Solennità dei SS. PIETRO E PAOLO 
			- VEGLIA 
			
			Discorsi 
			82/69 per la festa degli apostoli Pietro e Paolo ; 
			 
			
			SC 200, 53 
			(In l' Ora dell'Ascolto p. 2462)    
			
			  
			
			  
			
			« Quando sarai vecchio…, un altro 
			ti porterà dove tu non vuoi » (Gv 21,18) 
			
			  
			
			
			San Leone Magno 
			nel quinto secolo 
			
			  
			
			  
			
			         In 
			questa città di Roma, o beato Pietro, tu non temi di venire!... Non 
			temi Roma, maestra del mondo, tu che nella casa di Caifa hai avuto 
			paura davanti alla serva del sommo sacerdote. La potenza degli 
			imperatori Claudio e Nerone era forse minore del giudizio di Pilato 
			o del furore dei giudei? Poiché la forza dell’amore superava in te i 
			motivi della paura, non temevi coloro che la tua missione ti 
			chiamava ad amare. Avevi già ricevuto questa carità intrepida quando 
			l’amore che avevi confessato per il Signore era stato rafforzato 
			dalla sua triplice domanda (Gv 21,15)... 
			
			  
			
			         È 
			vero che a infonderti forza e fiducia concorrevano tanti miracoli, 
			carismi e prerogative di cui eri dotato... Così, senza dubitare del 
			felice successo dell’opera e consapevole dei limiti della tua età, 
			portavi il vessillo glorioso della croce nella roccaforte 
			dell’impero romano. In questo tuo ingresso ti precedeva per divina 
			disposizione sia l’onore del potere, che la gloria della tua futura 
			passione. 
			
			  
			
			In questa 
			città ti venne incontro Paolo, tuo compagno di apostolato e vaso di 
			elezione (At 9,19), dottore destinato in modo speciale ai pagani (1 
			Tm 2,7). E questi si associò a te proprio in quel tempo in cui 
			qualsiasi vestigio di onestà, di rispetto, di libertà andava 
			scomparendo sotto la tirannia di Nerone. Il furore di costui, 
			consumato dal fuoco di tutti i vizi, lo trascinò a tal punto di 
			follìa, che fu il primo a perseguitare atrocemente dovunque il nome 
			cristiano, credendo stoltamente che la grazia di Dio potesse essere 
			soffocata con l’uccisione dei fedeli... Ma “preziosa agli occhi del 
			Signore è la morte dei suoi fedeli” (Sal 115,15) e da nessuna forza 
			di crudeltà potrebbe mai essere distrutta la religione fondata sul 
			mistero della croce di Cristo. La Chiesa non viene diminuita dalle 
			persecuzioni: si accresce anzi e il campo del Signore si riveste di 
			messe sempre più abbondante, poiché i chicchi di frumento, mentre 
			cadono in terra, a uno a uno, rinascono moltiplicati. Migliaia di 
			santi martiri imitano il trionfo di questi due apostoli... hanno 
			coronato questa città di un diadema unico tempestato di innumerevoli 
			pietre preziose. 
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			29 giugno 
			- Solennità dei SS. PIETRO E PAOLO - 
			LODI 
			  
			  
			
			Dagli Inni della Liturgia della 
			Grande Chiesa Bizantina 
			
			nella Festa dei santi Pietro e 
			Paolo 
			
			  
			
			  
			
			  
			
			         Una 
			festa gioiosa ha brillato oggi sino agli estremi della terra: la 
			venerabilissima memoria dei sapientissimi apostoli e corifei Pietro 
			e Paolo: per questo anche Roma si rallegra in coro. Con cantici e 
			inni, noi pure, fratelli, facciamo festa, celebrando questo 
			augustissimo giorno. 
			
			Gioisci, Pietro 
			apostolo, sincero amico del Cristo Dio nostro, tuo maestro. Gioisci, 
			Paolo a tutti carissimo, araldo della fede e maestro della terra. 
			Coppia di eletta santità, con la franchezza che vi è data, pregate 
			Cristo nostro Dio di salvare le anime nostre. 
			
			  
			
			         
			Lasciato il mare in cui pescavi, dal cielo hai ricevuto, da parte 
			del Padre, la divina rivelazione dell’incarnazione del Verbo, e con 
			franchezza gridavi davanti a tutti al tuo Creatore: Io ti so Figlio 
			di Dio a lui consustanziale. Davvero degnamente sei dunque divenuto 
			pietra della fede e clavigero della grazia. Pietro, divino apostolo, 
			intercedi presso il Cristo Dio perché doni la remissione delle colpe 
			a quanti festeggiano con amore la tua santa memoria. 
			
			  
			
			         
			Ricevuta dal cielo la chiamata, da parte di Cristo, sei divenuto 
			araldo della luce, risplendendo per tutti insegnamenti della grazia: 
			avendo infatti reso terso il culto legale secondo la lettera, hai 
			fatto emergere, lucente, per i fedeli la conoscenza dello Spirito. 
			Degnamente dunque sei stato sollevato al terzo cielo e hai raggiunto 
			il paradiso. 
			
			  
			
			         Voi 
			che tra gli apostoli occupate il primo trono, voi maestri di tutta 
			la terra, intercede presso il Sovrano dell’universo perché doni alla 
			terra la pace, e alle anime nostre la grande misericordia. 
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			29 giugno 
			- Solennità dei SS. PIETRO E PAOLO 
			- VESPRI 
			
			Per la festa 
			dei Santi Pietro e Paolo. 
			
			Omelia XVI, PL 
			195, 298-302 
			
			  
			
			  
			
			 « Su 
			questa pietra, edificherò la mia Chiesa » 
			
			  
			
			
			Aelredo di 
			Rievaulx nel dodicesimo secolo 
			
			  
			
			  
			
			        
			Tutti gli Apostoli 
			sono colonne della terra (Sal 75, 4), però in primo luogo, 
			coloro di cui celebriamo la solennità. Sono le due colonne che 
			sostengono la Chiesa con il loro insegnamento, la loro preghiera e 
			l’esempio della loro costanza. Il Signore stesso ha fondato queste 
			colonne. Prima, erano deboli e non potevano portare né loro, né gli 
			altri. E a questo punto, appare il grande disegno del Signore : Se 
			fossero stati sempre forti, si sarebbe potuto pensare che la loro 
			forza veniva da loro stessi. Perciò il Signore, prima di affermare 
			loro, ha voluto mostrare quanto erano capaci, affinché tutti 
			sappiano che la loro forza veniva da Dio. 
			
			  
			
			
			         Il Signore stesso ha fondato queste colonne, cioè la Santa 
			Chiesa. Ecco perché dobbiamo lodare con tutto il cuore questi nostri 
			santi padri che hanno sopportato tanta fatica per il Signore e hanno 
			perseverato con tanta forza. È niente perseverare nella gioia, nella 
			prosperità e la pazienza. 
			È grande invece essere 
			lapidato, flagellato, schiaffeggiato per il Cristo, e in tutto ciò, 
			perseverare col Cristo (2 Cor 11, 25). 
			È grande, con Paolo, 
			essere maledetto e benedire…essere la feccia del mondo e tirarne 
			gloria (1 Cor 4, 12-13). E cosa dire di Pietro ? Anche se non 
			avesse sopportato nulla per il Cristo, basterebbe per festeggiarlo 
			il fatto che oggi sia stato crocifisso per lui. La croce fu la sua 
			strada. 
			   | 
		
		
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			22 
			luglio - Santa Maria Maddalena - LODI 
			
			1o 
			Inno della Risurrezione ;  
			
			SC 128, 385 
			
			  
			
			Maria di Magdala, apostola presso 
			gli apostoli
			
			  
			
			San Romano il 
			Melode nel sesto secolo 
			
			  
			
			  
			
			         Le 
			donne portatrici di aromi hanno mandato Maria di Magdala al sepolcro 
			in testa, secondo il racconto di san Giovanni il Teologo. Era buio, 
			ma l’amore la rischiarava ; perciò scorse la grande pietra rotolata 
			via dal sepolcro e tornò a dire : « Discepoli, ascoltate ciò che ho 
			visto, la pietra non ricopre più il sepolcro. Avranno forse portato 
			via il mio Signore ? Nessuna guardia in vista, sono fuggiti. Sarà 
			forse risuscitato, colui che offre agli uomini decaduti la 
			risurrezione ? »… 
			
			         Colui 
			che vede tutto, alla vista di Maria di Magdala vinta dai pianti e 
			oppressa dalla tristezza, ebbe il cuore commosso… Colui che scruta i 
			cuori, sapendo che Maria avrebbe riconosciuto la sua voce, chiamò la 
			sua pecorella, lui il vero pastore : « Maria », disse, e subito lei 
			lo riconobbe : « È proprio il mio buon pastore a chiamarmi per 
			prendermi ormai con le novantanove pecore. So bene chi è colui che 
			mi chiama : l’avevo detto, è il mio Signore, colui che offre agli 
			uomini decaduti la risurrezione. »… 
			
			         Il 
			Signore le disse : « Donna, la tua bocca ormai proclami queste 
			meraviglie, e le spieghi ai figli del Regno che aspettano che mi 
			svegli io, il Vivente. Va’ presto, Maria, raduna i miei discepoli… ; 
			svegliali tutti come da un sonno, affinché essi mi vengano incontro 
			con le fiaccole accese. Va’ e di’ : « Lo Sposo si è svegliato, esce 
			fuori dal sepolcro… Apostoli, cacciate via la vostra tristezza 
			mortale, perché si è svegliato colui che offre agli uomini decaduti 
			la risurrezione… » 
			
			         –  
			« Il mio lutto si è improvvisamente cambiato in tripudio, tutto per 
			me è ormai gioia ed esultanza. Non esito a dirlo : Ho ricevuto la 
			stessa gloria di Mosè ; ho visto, sì, ho visto, non sul monte ma nel 
			sepolcro, non velato nella nube, ma nel suo corpo, ho visto il 
			maestro degli esseri incorporali e delle nubi, colui che è, che era 
			e che viene. Lui mi ha detto : Affrettati, Maria, va’ a rivelare a 
			coloro che mi amano che sono risorto. Ai discendenti di Noè porta 
			questo lieto annuncio come la colomba ha portato loro il ramo di 
			ulivo (Gen 8,11). Di’ loro che la morte è stata distrutta e che si è 
			levato dal sepolcro colui che offre agli uomini decaduti la 
			risurrezione. » 
			   | 
		
		
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			22 
			luglio - Santa Maria Maddalena - VESPRI 
			
			Trattato sul 
			Vangelo di Giovanni,  
			
			121 ; PL 35, 
			1955-1959  
			
			(Nuova 
			Biblioteca Agostiniana) 
			
			  
			Toccare 
			Cristo spiritualmente
			
			  
			
			San Romano il 
			Melode nel sesto secolo 
			
			  
			
			         Le 
			dice Gesù : « Non mi toccare, perché non sono ancora asceso al 
			Padre. » C'è in queste parole qualcosa che dobbiamo considerare, sia 
			pur brevemente, con molta attenzione. Sì perché, con questa 
			risposta, Gesù voleva insegnare la fede a quella donna che lo aveva 
			riconosciuto e chiamato Maestro : voleva, da buon giardiniere, 
			seminare nel cuore di lei, come in un campo, il granello di senape… 
			Ma perché le dice : « Non mi toccare perché non sono ancora asceso 
			al Padre » ?…  
			
			  
			
			Perché il 
			Signore voleva che si credesse in lui, cioè che lo si toccasse 
			spiritualmente, convinti che egli e il Padre sono una cosa sola (Gv 
			10, 30). Di uno che ha progredito nella fede si può dire che 
			nell'intimo del suo spirito egli è asceso al Padre, in quanto è 
			giunto a riconoscere che il Figlio è uguale al Padre. Chi invece non 
			è ancora arrivato a questo, non lo tocca in modo autentico, in 
			quanto non crede in lui come dovrebbe.  
			
			  
			
			Maria forse 
			credeva in lui, ritenendo tuttavia che egli non fosse uguale al 
			Padre, e per questo egli la richiama dicendole : « Non mi toccare », 
			cioè « non credere in me secondo l'idea che ancora hai di me ; non 
			limitarti a fermare la tua attenzione su ciò che io sono diventato 
			per te, trascurando la mia natura divina per mezzo di cui tu sei 
			stata fatta ». Come si può dire che ella non era più attaccata a lui 
			sensibilmente se ancora lo piangeva come fosse stato soltanto un 
			uomo ? « Non sono ancora asceso al Padre mio » : « allora veramente 
			mi toccherai quando avrai creduto che, come Dio, io non sono 
			inferiore al Padre. » 
			   | 
		
		
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			23 
			LUGLIO - SANTA BRIGIDA, Patrona d'Europa - LODI 
			
			Lettera 
			apostolica 
			
			 Spes 
			aedificandi 1/10/99  
			
			(© copyright 
			Libreria Editrice Vaticana) 
			
			  
			
			  
			
			Santa 
			Brigida di Svezia, compatrona d’Europa 
			
			 
			Giovanni Paolo II 
			
			  
			
			  
			
			
			Per edificare su 
			solide basi la nuova Europa non basta certo fare appello ai soli 
			interessi economici, che se talvolta aggregano, altre volte 
			dividono, ma è necessario far leva piuttosto sui valori autentici, 
			che hanno il loro fondamento nella legge morale universale, 
			inscritta nel cuore di ogni uomo. Un'Europa che scambiasse il valore 
			della tolleranza e del rispetto universale con l'indifferentismo 
			etico e lo scetticismo sui valori irrinunciabili, si aprirebbe alle 
			più rischiose avventure e vedrebbe prima o poi riapparire sotto 
			nuove forme gli spettri più paurosi della sua storia. 
			
			
			  
			
			
			A scongiurare 
			questa minaccia, ancora una volta si prospetta vitale il ruolo del 
			cristianesimo, che instancabilmente addita l'orizzonte ideale. Alla 
			luce anche dei molteplici punti di incontro con le altre religioni 
			che il Concilio Vaticano II ha ravvisato (cfr Decreto Nostra Aetate), 
			si deve sottolineare con forza che l'apertura al Trascendente è una 
			dimensione vitale dell'esistenza. Essenziale è, pertanto, un 
			rinnovato impegno di testimonianza da parte di tutti i cristiani, 
			presenti nelle varie Nazioni del Continente. Ad essi spetta 
			alimentare la speranza di una salvezza piena con l'annuncio che è 
			loro proprio, quello del Vangelo, ossia la « buona notizia » che Dio 
			si è fatto vicino a noi e nel Figlio Gesù Cristo ci ha offerto la 
			redenzione e la pienezza della vita divina. In forza dello Spirito 
			che ci è stato donato, noi possiamo levare a Dio il nostro sguardo e 
			invocarlo col dolce nome di « Abba », Padre! (Rm 8, 15; Gal 4, 6).
			 
			
			
			  
			
			
			Proprio questo 
			annuncio di speranza ho inteso avvalorare additando a una rinnovata 
			devozione, in prospettiva « europea », queste tre grandi figure di 
			donne, che in epoche diverse hanno dato un contributo così 
			significativo alla crescita non solo della Chiesa, ma della stessa 
			società. 
			   | 
		
		
			| 
			 
			23 
			LUGLIO - SANTA BRIGIDA, Patrona d'Europa - VESPRI 
			
			  
			
			Lettera 
			apostolica Spes aedificandi  
			
			 « Chi compie la volontà di Dio, 
			costui è mio fratello, sorella e madre » 
			
			  
			
			
			Giovanni Paolo II 
			
			  
			
			  
			
			Indicando 
			Santa Brigida come compatrona d'Europa, intendo far sì che la 
			sentano vicina non soltanto coloro che hanno ricevuto la vocazione 
			ad una vita di speciale consacrazione, ma anche coloro che sono 
			chiamati alle ordinarie occupazioni della vita laicale nel mondo e 
			soprattutto all'alta ed impegnativa vocazione di formare una 
			famiglia cristiana.  
			
			  
			
			Senza lasciarsi 
			fuorviare dalle condizioni di benessere del suo ceto sociale, ella 
			visse col marito Ulf un'esperienza di coppia in cui l'amore sponsale 
			si coniugò con la preghiera intensa, con lo studio della Sacra 
			Scrittura, con la mortificazione, con la carità. Insieme fondarono 
			un piccolo ospedale, dove assistevano frequentemente i malati. 
			Brigida poi era solita servire personalmente i poveri. Al tempo 
			stesso, fu apprezzata per le sue doti pedagogiche, che ebbe modo di 
			esprimere nel periodo in cui fu richiesto il suo servizio alla corte 
			di Stoccolma. Da questa esperienza matureranno i consigli che in 
			diverse occasioni darà a principi e sovrani per la retta gestione 
			dei loro compiti. Ma i primi a trarne vantaggio furono ovviamente i 
			figli, e non a caso una delle figlie, Caterina, è venerata come 
			Santa.… 
			
			  
			
			Dopo la morte 
			dello sposo, avvertì la voce di Cristo che le affidava una nuova 
			missione, guidandola passo passo con una serie di grazie mistiche 
			straordinarie… In 
			Brigida si avverte la forza della profezia. 
			Talvolta i suoi toni sembrano un'eco 
			di quelli degli antichi grandi profeti. Ella parla con sicurezza a 
			principi e pontefici, svelando i disegni di Dio sugli avvenimenti 
			storici. Non risparmia ammonizioni severe anche in tema di riforma 
			morale del popolo cristiano e dello stesso clero  
			
			  
			
			 In 
			particolare, poi, essendosi le terre scandinave, patria di Brigida, 
			distaccate dalla piena comunione con la sede di Roma nel corso delle 
			tristi vicende del secolo XVI, la figura della Santa svedese resta 
			un prezioso « legame » ecumenico, rafforzato anche dall'impegno in 
			tal senso svolto dal suo Ordine. 
			   | 
		
		
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			26 
			LUGLIO Santi Gioacchino ed Anna - LODI 
			
			genitori della Beata Vergine Maria 
			 
			
			  
			  
			
			Li riconoscerete dai loro frutti 
			
			 San Giovanni 
			Damasceno nell’ottavo secolo 
			
			  
			
			  
			
			     
			Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, 
			la natura non osò precedere il germe della grazia; ma rimase senza 
			il proprio frutto perché la grazia producesse il suo. Doveva nascere 
			infatti quella primogenita, dalla quale sarebbe nato il primogenito 
			di ogni creatura, nel quale tutte le cose sussistono (cfr. Col 
			1,17). O felice coppia, Gioacchino e Anna! A voi è debitrice 
			ogni creatura, perché per voi la creatura ha offerto al Creatore il 
			dono più gradito, ossia quella casta madre, che sola era degna del 
			Creatore. 
			
			     
			Rallegrati Anna, «sterile che non hai partorito, prorompi in grida 
			di giubilo e di gioia, tu che non hai provato i dolori» (Is 54, 1). 
			Esulta, o Gioacchino, poiché dalla tua figlia è nato per noi un 
			bimbo, ci è stato dato un figlio, e il suo nome sarà: Angelo del 
			grande consiglio, salvezza di tutto il mondo, Dio forte (cfr. Is 
			9, 5). Questo bambino è Dio. 
			
			     
			O Gioacchino e Anna, coppia beata, veramente senza macchia! Dal 
			frutto del vostro seno voi siete conosciuti, come una volta disse il 
			Signore: «Li conoscerete dai loro frutti» ( Mt 7, 16). Voi 
			informaste la condotta della vostra vita in modo gradito a Dio e 
			degno di colei che da voi nacque. Infatti nella vostra casta e santa 
			convivenza avete dato la vita a quella perla di verginità° che fu 
			vergine prima del parto, e dopo il parto. Quella, dico, che sola 
			doveva conservare sempre la verginità e della mente e dell’anima e 
			del corpo. O Gioacchino e Anna, coppia castissima! Voi, conservando 
			la castità prescritta dalla legge naturale, avete conseguito, per 
			divina virtù, ciò che supera la natura: avete donato al mondo la 
			Madre di Dio che non conobbe uomo: Voi, conducendo una vita pia e 
			santa nella condizione umana, avete dato alla luce una figlia più 
			grande degli angeli e ora regina degli angeli stessi. 
			
			     
			O vergine bellissima e piena di dolcezza! O figlia di Adamo e Madre 
			di Dio! Beato il seno che ti ha dato la vita! Beate le braccia che 
			ti strinsero e le labbra che ti impressero casti baci, quelle dei 
			tuoi soli genitori, cosicché tu conservassi in tutto la verginità°! 
			«Acclami al Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di 
			gioia» (Sal 97, 4). Alzate la vostra voce, gridate, non 
			temete. 
			   | 
		
		
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			29 
			luglio - Santa Marta - 
			Lodi 
			
			  
			
			Trattato sul 
			vangelo di Giovanni, 49,15  
			
			(Nuova 
			Biblioteca Agostiniana) 
			
			  
			
			  
			
			« Chi crede in me vivrà » 
			  
			
			Sant’Agostino 
			nel quinto secolo 
			
			   
			
			« Chi crede in 
			me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà 
			in eterno ». Che vuol dire questo ? « Chi crede in me, anche se è 
			morto come è morto Lazzaro, vivrà », perché egli non è Dio dei morti 
			ma dei viventi. Così rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi 
			morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe : « Io sono 
			il Dio di Abramo, il Dio d'lsacco e il Dio di Giacobbe ; non sono 
			Dio dei morti ma dei viventi : essi infatti sono tutti vivi » (Lc 
			20, 38). Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai ; se non 
			credi, sei morto anche se vivi… Quando è che muore l'anima? Quando 
			manca la fede. Quando è che muore il corpo ? Quando viene a mancare 
			l'anima. La fede è l'anima della tua anima.  
			
			  
			
			« Chi crede in 
			me anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il 
			corpo risorgerà per non più morire. E chiunque vive nel corpo e 
			crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo, 
			non morirà in eterno per la vita dello spirito e per la immortalità 
			della risurrezione. »  
			
			  
			
			Questo è il 
			senso delle sue parole. « Lo credi tu ? » - domanda Gesù a Marta - ; 
			Ed essa risponde : « Sì, Signore, io ho creduto che tu sei il 
			Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo (Gv 11, 
			26-27). E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la 
			risurrezione, che tu sei la vita ; ho creduto che chi crede in te, 
			anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in 
			eterno. » 
			   | 
		
		
			| 
			 
			29 
			luglio - Santa Marta - 
			Vespri 
			
			 Trattato 
			sul vangelo di Giovanni,  
			
			103,1,2 ; PL 
			38, 613  
			
			(Nuova 
			Biblioteca Agostiniana)
			 
			
			   
			
			« Una donna, di nome Marta, lo 
			accolse nella sua casa » 
			
			 Sant’Agostino 
			nel quinto secolo 
			  
			
			         Marta 
			e Maria erano due sorelle germane non solo riguardo alla nascita ma 
			anche alla loro pietà; tutt'e due erano legate da grande affetto al 
			Signore, tutt'e due servivano il Signore, presente col suo corpo, in 
			perfetto accordo di sentimenti. Marta lo accolse come si è soliti 
			accogliere i pellegrini, e tuttavia accolse il Signore come serva, 
			il Salvatore come inferma, il Creatore come creatura… Il Signore 
			infatti volle prendere la natura di servo ed essere nutrito in 
			questa natura dai servi… 
			
			  
			
			         Così 
			dunque fu accolto come ospite il Signore ch'è venuto tra la sua 
			gente, ma i suoi non l'hanno accolto. « A quanti però l'hanno 
			accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio » (Gv 1,12); 
			in tal modo ha adottato dei servi rendendoli fratelli, ha riscattato 
			dei prigionieri costituendoli suoi coeredi. Nessuno di voi però osi 
			esclamare: "Felici coloro che hanno meritato d'accogliere Cristo 
			nella propria casa!". Non affliggerti, non recriminare d'esser nato 
			in un tempo in cui non puoi vedere più il Signore nel suo corpo: non 
			ti ha privato di questo onore, poiché egli assicura: « Ogni volta 
			che avete fatto qualcosa a uno solo di questi miei fratelli più 
			piccoli, lo avete fatto a me » (Mt 25,40). 
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			7 
			settembre - VEGLIA 
			della Natività della Beata Vergine Maria 
			
			  
			
			  
			
			Maria, cielo 
			nuovo e terra nuova 
			
			  
			
			di Nicola Cabasilas nel XIV sec. 
			
			  
			
			   
			
			   La Vergine 
			ha creato un cielo nuovo e une terra nuova, o piuttosto è lei stessa 
			il cielo nuovo e la terra nuova; è terra poiché da essa proviene, 
			nuova perché in nessun modo è simile ai suoi progenitori, né ha 
			ereditato il lievito vecchio, poiché lei stessa, secondo 
			l’espressione di Paolo, è divenuta la nuova pasta e inaugura un 
			nuovo genere umano. Chi può ignorare che essa è cielo? Un cielo 
			nuovo, perché è lontana da ogni stato di vecchiaia, perché è 
			incomparabilmente superiore a ogni corruzione; lei sola ha trasceso 
			il tempo perché è stata data agli uomini in questi giorni, che sono 
			gli ultimi, secondo la promessa divina annunciata da Isaia: “Vi darò 
			un cielo nuovo e une terra nuova”. Se vuoi, la Vergine è anche une 
			terra e un cielo sublimi e meravigliosi, perché si è innalzata al di 
			sopra della terra e ha trasceso il cielo sia in grandezza che in 
			purezza. In grandezza, perché ha contenuto colui che il cielo non 
			poteva contenere; in purezza, perché grazie e lei nulla impedisce 
			agli uomini di godere di quei misteri che non potevano contemplare 
			senza che i cieli si squarciassero e si aprissero. La Vergine è 
			guida per tutti coloro che si innalzano a Dio. 
			
			  
			
			   Secondo la 
			Parola, il cielo non poté sopportare il raggio divino; quando questo 
			lo attraversò, subito fu squarciato. Non appena lo Spirito discese 
			su colui che gli era uguale in onore. Giovanni vide i cieli 
			squarciati. Ma quando lo Spirito discese sulla Beata, essa godette 
			di quella pace ancor più grande della quale Paolo dice che sorpassa 
			ogni intelligenza e della realtà in lei sussistente del Salvatore 
			stesso, che non conosce confine. Essa è divenuta luogo eccelso e 
			l’ha portato in sé con così grande pace da concepirlo e partorirlo 
			senza dolore. 
			
			  
			
			   Ciò che il 
			profeta chiama cielo e attribuisce soltanto a Dio – il cielo del 
			cielo appartiene al Signore – è la beata Vergine. 
			   | 
		
		
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			8 
			settembre - Natività della Beata Vergine Maria - 
			LODI 
			
			Discorso 2 
			sulla Natività di Maria ; SC 202, 473 
			
			  
			
			  
			
			
			Maria, dalla quale 
			è nato Gesù chiamato Cristo 
			
			  
			
			di Beato Guerrico d’Igny nel dodicesimo 
			
			  
			
			  
			
			         Oggi, 
			celebriamo la nascita della beata Vergine Madre dalla quale è nato 
			colui che è la vita di tutti. Oggi è nata la Vergine da cui la 
			salvezza di tutti ha voluto nascere, per dare a coloro che nascevano 
			per morire, di poter rinascere alla vita. Oggi è nata la nostra 
			nuova madre, che ha annientato la maledizione di Eva, nostra prima 
			madre; così, per mezzo suo, ereditiamo ora la benedizione, noi che 
			eravamo nati sotto l’antica maledizione dalla nostra prima madre. 
			Sì, è proprio una madre nuova, colei che ha rinnovato nella 
			giovinezza i figli invecchiati, colei che ha guarito il male di 
			un’ereditaria vecchiaia, come anche di tutte le altre forme di 
			vecchiaia che gli si erano aggiunte. Sì, è proprio una madre nuova, 
			colei che partorisce mediante un prodigio mai visto, rimanendo 
			vergine, colei che mette al mondo il creatore del mondo... 
			
			  
			
			         
			Novità meravigliosa questa verginità feconda! Ma più meravigliosa 
			ancora la novità del frutto da lei dato alla luce... Domandi come 
			una vergine ha generato il Salvatore? Come il fiore della vite 
			diffonde il suo profumo. Molto tempo prima della nascita di Maria, 
			lo Spirito che doveva abitare in lei... diceva nel suo nome: “Io 
			come una vite, ho prodotto profumi graziosi” (Sir 24,17)... Come il 
			fiore non viene alterato nel dare il suo profumo, così la purezza di 
			Maria nel dare il Salvatore... 
			
			  
			
			         E 
			anche per te, se custodisci la perfezione della castità, non 
			soltanto “esulterà il tuo cuore” (Sal 27,7), ma una santità venuta 
			da Dio sboccerà in tutto il tuo essere. Il tuo sguardo non sarà più 
			instabile né smarrito, bensì abbellito dal pudore...; Tutta la tua 
			persona sarà ornata dei fiori della grazia e della purezza. 
			 
			   | 
		
		
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			8 
			settembre - Natività della Beata Vergine Maria 
			- VESPRI 
			
			Vita di Gesù, 
			cap. 5, 54-55 
			
			
			L’aurora della Salvezza 
			
			  
			
			
			del Cardinal Pierre de Bérulle nel diciassettesimo secolo 
			
			  
			
			  
			
			  
			
			         
			Questa anima santa e divina è, nella Chiesa, ciò che l’aurora è nel 
			firmamento ; precede immediatamente il sole. Ma essa è più 
			dell’aurora : perché non soltanto lo precede, ma lo deve anche 
			portare e dare alla luce, dare la Vita, la Salvezza, la Luce 
			all’universo e produrvi un Sole Oriente, un Sol levante, di cui 
			quello che ci illumina è solo l’ombra e la figura. 
			
			         La terra 
			che misconosce Dio, misconosce anche l’opera di Dio in terra. Maria 
			nasce senza rumore, senza che il mondo ne parli, e senza pure che 
			Israele ci pensi, benché ella sia il fiore d’Israele, e il più 
			eminente della terra. Ma se la terra non ci pensa, il cielo la 
			guarda e la venera come colei che Dio ha fatto nascere per un motivo 
			altissimo, e per rendere un servizio grandissimo alla sua stessa 
			persona, cioè per rivestirlo, un giorno, di una natura nuova. E Dio, 
			che vuole nascere da lei, la ama e la guarda in questa qualità. Il 
			suo sguardo non è allora sui grandi di questo mondo, né sui re che 
			la terra adora ; ma il primo e il più dolce sguardo di Dio sulla 
			terra è rivolto verso questa umile Vergine che il mondo non conosce. 
			
			         È allora il 
			pensiero più alto che l’Altissimo avesse avuto su tutto ciò che è 
			stato creato. La guarda, la ama teneramente, la conduce come colei a 
			cui egli vuole dare se stesso, darsi a lei in qualità di Figlio e 
			renderla sua Madre... Per cui Dio è e agisce in lei più di lei 
			stessa. Ella non ha nessun pensiero se non dalla sua grazia, nessun 
			moto se non dal suo Spirito, nessun’azione se non dal suo amore. Il 
			corso della sua vita è un moto perpetuo che, senza sosta, mira a 
			colui che è la vita del Padre e sarà fra poco la sua vita, ed è 
			chiamato in modo assoluto Vita nelle Scritture... Questa Vergine, 
			nascosta in un angolino della Giudea, sconosciuta dall’universo, 
			fidanzata a Giuseppe, fa un coro a parte nell’ordine della grazia, 
			tanto lei è singolare. 
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			| 
			 
			29 settembre  
			- Santi MICHELE, GABRIELE e RAFFAELE ARCANGELI - 
			Lodi 
			
			Sullo 
			Spirito Santo, cap 16 ; SC 17, 177 
			
			  
			
			  
			
			La santità degli angeli 
			
			  
			
			di San Basilio Magno nel quarto secolo 
			
			  
			
			         
			“Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, dal soffio della sua 
			bocca ogni loro schiera” (Sal 32,6)... Come non pensare alla 
			Trinità: Il Signore che ordina, la Parola che crea, il Soffio che 
			rafforza? Cosa vuol dire “rafforzare”, se non rifinire nella 
			santità, poiché questa parola significa sicuramente il fatto di 
			essere saldamente fissato nel bene? Senza lo Spirito Santo però, non 
			c’è santità; le potenze dei cieli infatti non sono sante per natura, 
			altrimenti non differirebbero dallo Spirito Santo; hanno rievuto 
			dallo Spirito la misura della propria santità, ognuna secondo il suo 
			ordine... 
			
			         La 
			sostanza degli angeli potrebbe essere un soffio d’aria o un fuoco 
			immateriale. Un salmo dice: “Fai dei venti i tuoi messaggeri, delle 
			fiamme guizzanti i tuoi ministri” (Sal 103,4). Per questo possono 
			essere in un luogo e poi diventare visibili sotto un aspetto 
			corporale da coloro che ne sono degni. La santità però... viene 
			comunicata loro dallo Spirito. E gli angeli si mantengono nella loro 
			dignità perseverando nel bene e custodendo la loro scelta; hanno 
			scelto di non allontanarsi mai dal vero bene... 
			
			         Come 
			gli angeli potrebbero dire: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli” (Lc 
			2,14), se non nello Spirito? Infatti, “come nessuno che parli sotto 
			l’azione dello Spirito di Dio può dire ‘Gesù è anàtema’, così 
			nessuno può dire ‘Gesù è Signore’ se non sotto l’azione dello 
			Spirito Santo” (1 Cor 12,3). Proprio questo hanno detto nel loro 
			libero arbitrio gli spiriti malvagi, avversari di Dio... Tutte le 
			potenze invisibili (Col 1,16) sarebbero forse capaci di condurre una 
			vita beata se non vedessero senza sosta la faccia del Padre che è 
			nei cieli? (Mt 18,20). Ora, non si può avere questa visione senza lo 
			Spirito ... I serafini potrebbero forse dire “Santo, santo, santo” (Is 
			6,3) se lo Spirito non avesse loro insegnato tale lode? Se tutti i 
			suoi angeli e tutte le sue schiere lodano il Signore (Sal 148,2), se 
			migliaia di angeli e innumerevoli miriadi di ministri stanno davanti 
			a lui, è nella forza dello Spirito Santo, che regge tutta questa 
			armonia, celeste e indicibile, nel servizio di Dio e nella concordia 
			reciproca. 
			   | 
		
		
			| 
			 
			29 settembre 
			- Santi MICHELE, GABRIELE e RAFFAELE ARCANGELI -  
			VESPRI 
			
			Omelie sui 
			vangeli, 34, 8-9  
			
			(In l'Ora 
			dell'Ascolto p. 2621) 
			
			
			  
			
			
			Benedite il Signore, voi tutti suoi angeli, pronti alla voce della 
			sua parola 
			
			
			di San Gregorio Magno nel sesto secolo 
			
			  
			
			         È da 
			sapere che il termine “angelo” denota l’ufficio, non la natura. 
			Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, 
			ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono 
			angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che 
			recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che 
			annunziano i più grandi eventi, sono chiamati arcangeli. Per questo 
			alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma 
			l’arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa 
			missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più 
			grande degli annunzi. 
			
			         Quando 
			deve compiersi qualcosa che richiede grande coraggio e forza, si 
			dice che è mandato Michele che significa “Chi è come Dio?”, perché 
			si possa comprendere dall’azione e dal nome, che nessuno può agire 
			come Dio. L’antico avversario che bramò, nella sua superbia, di 
			essere simile a Dio dicendo: “Salirò in cielo, sulle stelle di Dio 
			innalzerò il trono, mi farò uguale all’Altissimo” 
			(Is 14, 13) 
			alla fine del mondo sarà abbandonato a se stesso e condannato 
			all’estremo supplizio. Orbene, egli viene presentato in atto di 
			combattere con l’arcangelo Michele, come è detto da Giovanni: 
			“Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano 
			contro il Drago. Il Drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma 
			non prevalsero, e furono precipitati sulla terra” 
			(Ap 12, 7). 
			
			         A 
			Maria è mandato Gabriele, che è chiamato “Fortezza di Dio”; egli 
			viene ad annunziare colui che si degno di apparire nell’umiltà per 
			debellare le potenze maligne dell’aria. Doveva dunque essere 
			annunziato da “Fortezza di Dio” colui che veniva quale “Signore 
			degli eserciti e forte guerriero” 
			(Sal 23, 8). 
			Raffaele significa “Medicina di Dio”. Egli infatti toccò gli occhi 
			di Tobia, quasi in atto di medicarli, e dissipò le tenebre della sua 
			cecità (Tb 11, 17). 
			Fu giusto dunque che venisse chiamato “Medicina di Dio” colui che 
			venne inviato a operare guarigioni. 
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			1 
			ottobre - Santa Teresa di Gesù Bambino - 
			LODI 
			  
			
			Santa Teresa di Gesù Bambino: 
			
			"Opere 
			Complete" 1997 Libreria Ed. Vaticana 
			
			00120 CITTÀ 
			DEL VATICANO pp. 484-485 
			
			  
			
			  
			
			CUSTODIAMO GESÙ NEI NOSTRI CUORI 
			
			 di
			Santa Teresa di Gesù 
			Bambino e del Santo Volto 
			
			  
			
			  
			
			Custodire la 
			parola di Gesù, ecco l'unica condizione della nostra felicità, 
			la prova del nostro amore per lui. Ma che cos'è questa parola?... Mi 
			sembra che la parola di Gesù sia lui stesso... Lui, Gesù, 
			il Verbo, la Parola di Dio!... Ce lo dice più 
			avanti nello stesso vangelo di San Giovanni, pregando il Padre per i 
			suoi discepoli. Si esprime così: «Santificali con la tua parola, 
			la tua parola è la verità». E in un altro passo, Gesù ci 
			insegna che Egli è la via, la verità, la vita. Noi sappiamo 
			dunque qual è la Parola che dobbiamo custodire. Come Pilato, 
			non chiederemo a Gesù: «Che cosè la Verità?». La Verità, 
			noi la possediamo. Noi custodiamo Gesù nei nostri cuori!... 
			
			Spesso, come la 
			Sposa, possiamo dire che «il nostro diletto è un mazzetto di mirra», 
			è per noi uno Sposo di sangue... 
			
			  
			
			Ma come ci sarà 
			dolce ascoltare un giorno questa parola così soave uscire dalla 
			bocca del nostro Gesù: «Voi siete quelli rimasti costantemente con 
			me in tutte le mie prove, e perciò vi ho preparato il mio regno, 
			come il Padre mio l'ha preparato a me!» (Vangelo). 
			
			  
			
			Le prove di 
			Gesù, che mistero! Ha dunque delle prove, anche Lui? Sì, ne ha e 
			spesso è solo a pigiare il vino nel torchio, cerca dei consolatori e 
			non può trovarne... Molti servono Gesù quando Egli li consola, ma 
			pochi acconsentono di tener compagnia a Gesù che dorme 
			sui flutti o mentre soffre nell'orto dell'agonia!... 
			 
			
			Chi dunque 
			vorrà servire Gesù per Lui stesso? 
			   | 
		
		
			| 
			 
			1 
			ottobre - Santa Teresa di Gesù Bambino -  
			VESPRI  
			  
			
			Santa Teresa del Bambino Gesù 
			
			"Opere 
			Complete", 1997 
			
			Libreria Ed. 
			Vaticana 00120 
			
			CITTA DEL 
			VATICANO pp. 538-539 
			
			  
			
			  
			
			SAREMO 
			TRASFORMATE IN FIAMME D'AMORE 
			
			  
			
			di 
			Santa Teresa del  Gesù Bambino e del 
			Santo Volto 
			
			  
			
			  
			
			     
			O cara Sorella, la prego, comprenda la sua piccola figlia; comprenda 
			che per amare Gesù per essere sua vittima d'amore, più si è deboli, 
			senza desideri né virtù, più si è adatti alle operazioni di questo 
			Amore che consuma e trasforma!... 
			
			  
			
			     
			Il solo desiderio di essere vittime basta, ma è necessario 
			acconsentire a restare poveri e senza forza: ed ecco il difficile, 
			poiché «il vero povero in spirito, dove trovarlo? Occorre cercarlo 
			molto lontano», ha detto il salmista. Non dice che occorre cercarlo 
			in mezzo alle anime grandi, «ma molto lontano», ossia nella 
			bassezza, nel nulla!... 
			
			  
			
			     
			Ah, rimaniamo dunque molto lontano da tutto ciò che brilla, amiamo 
			la nostra piccolezza, preferiamo non sentire nulla! Allora saremo 
			povere di spirito e Gesù verrà a cercarci; per quanto lontano 
			possiamo essere, Egli ci trasformerà in fiamme d'amore! 
			
			  
			
			     
			Oh, come vorrei poterle far capire quel che sento!...È la fiducia e 
			null'altro che la fiducia che deve condurci all'Amore!... Il timore 
			non conduce forse alla Giustizia? Poiché vediamo la via, corriamo 
			insieme. 
			  
			
			     
			Sì, lo sento, Gesù vuol farci le stesse grazie, vuole donarci 
			gratuitamente il suo Cielo. 
			   | 
		
		
			| 
			 
			2 
			ottobre - Santi Angeli Custodi 
			- LODI 
			
			  
			
			  
			
			« I loro 
			angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio » 
			
			 Di Sant’Alberto 
			Magno nel tredicesimo secolo 
			
			  
			
			  
			
			         
			“Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli perché vi 
			dico che i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre 
			mio che è nei cieli”. Con queste parole, Cristo ci dice quasi: 
			“State attenti, badate a non disprezzare gli uomini semplici, poveri 
			o deboli. Quanto a me, li tengo in grande stima, a tal punto che, 
			per custodirli da ogni male, ho messo a loro servizio i miei angeli. 
			E quali angeli! Non crediate che si possano paragonare a dei 
			sguatteri che lavorerebbero nella mia cucina. No, sono pari agli 
			ufficiali del mio palazzo, perché “vedono sempre la faccia del Padre 
			mio che è nei cieli”... 
			
			  
			
			         Ora 
			questi angeli vedono la faccia di Dio per più motivi. In primo 
			luogo, questi angeli devono offrire e presentare a Dio le opere 
			buone degli uomini. Ne troviamo una testimonianza nelle parole di 
			Raffaele rivolte a Tobia: “Io presentavo l’attestato della vostra 
			preghiera davanti alla gloria del Signore” (Tb 12, 12). 
			Leggiamo anche nell’Apocalisse: “Venne un angelo e si fermò 
			all’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti 
			profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi 
			bruciandoli sull’altare d’oro, posto davanti al trono” (Ap 8, 
			3). Notiamo che l’altare è il cuore 
			dell’uomo veramente fedele a Dio. Davanti a questo altare stanno gli 
			angeli. Il loro incensiere rappresenta i sentimenti di gioia con i 
			quali raccolgono i pensieri, le preghiere, le parole e le opere 
			degli uomini per offrirli, tutti infiammati dal fuoco della carità, 
			sull’altare d’oro posto davanti al trono di Dio. E l’offerta sale 
			verso il Figlio, che è nel seno del Padre. Occorrerebbe dunque che 
			avessimo sempre qualche bene da deporre nell’incensiere degli 
			angeli. 
			   | 
		
		
			| 
			 
			
			2 ottobre - Santi Angeli Custodi 
			- VESPRI 
			
			The Invisible World, PPS 
			IV, 13, pp. 38s 
			
			  
			
			  
			
			« I loro angeli nel cielo vedono 
			sempre la faccia del Padre mio » 
			
			Cardinal John 
			Henry Newman nel dicianovesimo secolo 
			
			  
			
			         Gli 
			Angeli si prendono attivamente cura di noi nella Chiesa ; si dice 
			che « sono incaricati di un ministero, inviati per servire coloro 
			che devono ereditare la salvezza » 
			(Eb 1, 14). 
			Non c’è cristiano troppo umile da non avere angeli per servirlo, se 
			vive nella fede e nell’amore. Sebbene siano così grandi, così 
			gloriosi, così puri, così meravigliosi che solo la loro vista 
			basterebbe a gettarci a terra, come successe al profeta Daniele
			(Dn 10, 9), 
			pur tuttavia sono i nostri servitori e i nostri compagni di lavoro. 
			Vegliano su di noi ; difendono fino al più umile di noi, se siamo di 
			Cristo. 
			
			  
			
			         Il 
			fatto che facciano parte del nostro mondo invisibile risulta dalla 
			visione che ebbe il patriarca Giacobbe 
			(Gen 28, 10s). 
			Non pensava certo che ci fosse qualcosa di così meraviglioso là dove 
			si era sdraiato per dormire ! Era un posto come tutti gli altri, un 
			luogo solitario e scomodo ; eppure, la realtà era così diversa ! 
			Giacobbe vedeva soltanto il mondo visibile ; non vedeva il mondo 
			invisibile, eppure il mondo invisibile era lì. C’era, benché 
			Giacobbe non si rendesse conto subito della sua presenza, e dovesse 
			essergli rivelata in modo soprannaturale. Lo vide durante il sonno : 
			« una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il 
			cielo ; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa ; 
			e il Signore stava in cima ». 
			
			  
			
			         
			Questo era l’altro mondo : la gente ne parlava come se non esistesse 
			ora, ma soltanto dopo la morte. Invece, esiste ora, anche se non lo 
			vediamo ; è fra noi, intorno a noi. Questo è proprio quello che è 
			stato rivelato a Giacobbe ; degli angeli gli stavano intorno, anche 
			se non lo sapeva. E ciò che Giacobbe vide durante il sonno, anche 
			altri l’hanno visto…e sentito come i pastori di Natale. Questi 
			spiriti beati lodano Dio giorno e notte, e noi, così come siamo, 
			possiamo imitarli. 
			   | 
		
		
			| 
			
			4 
			ottobre - San Francesco d'Assisi 
			- LODI 
			  
			
			                         
			
			Sacrum 
			commercium, 19-21  
			
			  
			
			  
			
			« Il Figlio dell’uomo non ha dove 
			posare il capo » 
			
			  da 
			”L’Alleanza del Beato Francesco con Madonna Povertà” 
			
			  
			
			  
			
			Così, 
			« innamorato della tua bellezza » 
			(Sg 8,2), 
			o Madonna Povertà,  il Figlio dell'altissimo Padre a te sola si unì 
			strettamente nel mondo e ti conobbe per prova fedelissima in ogni 
			cosa. Prima ancora che dallo splendore della sua patria Egli venisse 
			sulla terra tu gli preparasti una abitazione degna, un trono su cui 
			sedersi e un talamo dove riposare, cioè la Vergine poverissima dalla 
			quale Egli nacque a risplendere su questo mondo. A lui appena nato 
			con sollecitudine corresti incontro, perché egli trovasse in te, e 
			non nelle mollezze, un posto che gli fosse gradito. Fu deposto, dice 
			l'evangelista, « in una mangiatoia, perché non c'era posto per lui 
			nell'albergo » (Lc 2,7). 
			Allo stesso modo, senza mai separarti da lui, l'hai sempre 
			accompagnato, tanto che in tutta la sua vita, quando apparve sulla 
			terra e visse fra gli uomini, mentre « le volpi avevano le loro tane 
			e gli uccelli del cielo i loro nidi, egli però non aveva dove posare 
			il capo ». E in seguito quando egli, che un tempo aveva dischiuso la 
			bocca dei profeti, aprì la sua bocca per insegnare, te per prima 
			volle lodare, te per prima esaltò con le parole: « Beati i poveri in 
			ispirito, perché di essi è il regno dei cieli ! » 
			(Mt 5,3) 
			
			Quando poi 
			dovette scegliere per la salvezza del genere umano alcuni testimoni 
			della sua santa predicazione e del suo glorioso genere di vita, non 
			scelse già dei ricchi mercanti, ma dei poveri pescatori, per 
			mostrare, con tale attestazione di stima, che tu devi essere amata 
			da tutti. Infine, perché a tutti fosse manifesta la tua bontà, la 
			tua magnificenza, la tua fortezza e la tua dignità, ed apparisse che 
			tu sei la prima di tutte le virtù, e che nessuna virtù può esistere 
			senza di te, e che il tuo regno non è di questo mondo, ma del cielo, 
			tu sola rimanesti unita al Re della gloria quando tutti coloro che 
			egli aveva prescelto ed amato, vinti dalla paura, lo abbandonarono.
			 
			
			Ma tu, sposa 
			fedelissima e dolcissima amante, neppure per un momento ti 
			allontanasti da Lui, anzi proprio allora ti aggrappavi a lui con più 
			forza, quando lo vedevi maggiormente disprezzato da tutti… 
			Tu sola lo consolavi.
			« Fino alla morte, e alla 
			morte di croce » (Fil 2,8), 
			tu non l'hai abbandonato. E persino sulla croce, il corpo ignudo, le 
			braccia stese, le mani e i piedi conficcati al legno, tu soffrivi 
			con lui, e nulla appariva in lui che gli desse maggior gloria di te.
			 
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			4 
			ottobre - San Francesco d'Assisi 
			
			- 
			VESPRI 4 ottobre 
			
			Lettera ai fedeli IX-X 
			
			  
			
			  
			
			
			Il servo fedele 
			diviene dimora di Dio 
			
			di San 
			Francesco d’Assisi nel  tredicesimo secolo 
			
			  
			
			   
			
			Non dobbiamo 
			essere sapienti e prudenti secondo la carne, ma piuttosto dobbiamo 
			essere semplici, umili e puri. 
			
			E tutti quelli 
			e quelle che si diporteranno in questo modo, fino a quando faranno 
			tali cose e persevereranno in esse sino alla fine, riposerà su di 
			essi lo Spirito del Signore, ed egli ne farà sua abitazione e 
			dimora.  
			
			E saranno figli 
			del Padre celeste, di cui fanno le opere, e sono sposi, fratelli e 
			madri del Signore nostro Gesù Cristo. 
			
			Siamo sposi, 
			quando l’anima fedele si congiunge a Gesù Cristo per l’azione dello 
			Spirito Santo.  
			
			E siamo 
			fratelli, quando facciamo la volontà del Padre suo, che è in cielo.
			 
			
			Siamo madri, 
			quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo attraverso 
			l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il 
			santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri. 
			
			  
			
			Oh, come è 
			glorioso e santo e grande avere in cielo un Padre! Oh, come è santo, 
			consolante, bello e ammirabile avere un tale Sposo! Oh, come è 
			santo, come è delizioso, piacevole, umile, pacifico, dolce e amabile 
			e sopra ogni cosa desiderabile avere un tale fratello e figlio il 
			quale offrì la sua vita per le sue pecore e pregò il Padre per noi 
			dicendo: “Padre santo, custodisci nel tuo nome quelli che mi hai 
			dato. Padre, tutti coloro che mi hai dato nel mondo erano tuoi e tu 
			li hai dati a me.” 
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			18 
			ottobre - San Luca evangelista -  
			
			LODI 
			
			Contro le 
			Eresie, III,14 ; SC 34, p. 259-271
			
			  
			
			  
			
			Luca, compagno e cooperatore degli 
			apostoli.  
			
			di Sant’Ireneo 
			di Lione nel secondo secolo 
			
			  
			
			         Luca 
			è stato il compagno inseparabile di Paolo e il suo cooperatore nel 
			Vangelo. Lui stesso lo mostra con evidenza, non per vanagloria, ma 
			spinto dalla Verità stessa. « Barnaba e Giovanni, detto Marco, dice, 
			essendosi separati da Paolo, s’imbarcarono per Cipro, mentre noi 
			partimmo per Troade » (At 16, 
			11) ; dopo di che, descrive 
			in dettaglio tutto il loro viaggio, la loro venuta a Filippi, il 
			loro primo discorso… E riferisce con ordine tutto il suo viaggio con 
			Paolo, segnandone con molta cura le circostanze… Poiché Luca era 
			presente in ognuna di queste, le ha annotate con cura – non si può 
			sorprendere in lui né menzogna, né orgoglio, perché aveva 
			partecipato a tutti questi fatti … 
			
			  
			
			         Luca 
			è stato non soltanto il compagno degli Apostoli ma anche il loro 
			cooperatore. Paolo stesso lo dice chiaramente nelle sue lettere : 
			« Dema mi ha abbandonato ed è partito per Tessalonica, Crescente è 
			andato in Galazia, Tito in Dalmazia. Solo Luca è con me » 
			( 2 Tm 4, 11). 
			Questo prova bene come Luca sia sempre stato unito a Paolo, e in 
			modo inseparabile. Si legge anche nella lettera ai Colossesi : « Vi 
			saluta Luca, il caro medico » 
			(Col 4, 14). 
			
			         
			Inoltre, Luca ci ha fatto conoscere numerosi tratti del Vangelo fra 
			i più importanti… Chi sa, d’altronde, se Dio non abbia permesso che 
			numerosi tratti del Vangelo fossero stati rivelati solo da Luca, 
			affinché precisamente tutti dessero il proprio assenso alla 
			testimonianza che poi egli avrebbe dato degli atti e della dottrina 
			degli Apostoli, in modo che, tenendo inalterata la regola della 
			verità, tutti potessero essere salvati. Dunque la testimonianza di 
			Luca è vera ; l’insegnamento degli Apostoli è manifesto, solido e 
			non nasconde niente. Tali sono le voci della Chiesa, da cui tutta la 
			Chiesa trae origine. 
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			31 
			ottobre 
			- Ognissanti - 
			veglia 
			 
			Dai «Discorsi» di san Bernardo, abate 
			(Disc. 2; Opera omnia, ed. Cisterc. 5 [1968] 364-368) 
			
			 
			 
			Affrettiamoci verso i fratelli che ci aspettano 
			
			di San 
			Bernardo nel dodicesimo secolo 
			
			 
			     A che serve 
			dunque la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a 
			che questa stessa nostra solennità? Perché ad essi gli onori di 
			questa stessa terra quando, secondo la promessa del Figlio, il Padre 
			celeste li onora? A che dunque i nostri encomi per essi? I santi non 
			hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro 
			culto. 
			  
			
			     
			E' chiaro che, quando ne veneriamo la memoria, facciamo i nostri 
			interessi, non i loro. Per parte mia devo confessare che, quando 
			penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri. Il primo 
			desiderio, che la memoria dei santi o suscita o stimola maggiormente 
			in noi, è quello di godere della loro tanto dolce compagnia e di 
			meritare di essere concittadini e familiari degli spiriti beati, 
			di trovarci insieme all'assemblea dei patriarchi, alle schiere dei 
			profeti, al senato degli apostoli, agli eserciti numerosi dei 
			martiri, alla comunità dei confessori, ai cori delle vergini, di 
			essere insomma riuniti e felici nella comunione di tutti i santi. 
			  
			
			    
			Ci attende la primitiva 
			comunità dei cristiani, e noi ce ne disinteresseremo? I santi 
			desiderano di averci con loro e noi e ce ne mostreremo indifferenti? 
			I giusti ci aspettano, e noi non ce ne prenderemo cura? No, 
			fratelli, destiamoci dalla nostra deplorevole apatia. Risorgiamo con 
			Cristo, ricerchiamo le cose di lassù, quelle gustiamo. Sentiamo il 
			desiderio di coloro che ci desiderano, affrettiamoci verso coloro 
			che ci aspettano, anticipiamo con i voti dell'anima la condizione di 
			coloro che ci attendono. 
			  
			
			     
			Non soltanto dobbiamo desiderare la compagnia dei santi, ma anche di 
			possederne la felicità. Mentre dunque bramiamo di stare insieme a 
			loro, stimoliamo nel nostro cuore l'aspirazione più intensa a 
			condividerne la gloria. Questa bramosia non è certo disdicevole, 
			perché una tale fame di gloria è tutt'altro che pericolosa. Vi è un 
			secondo desiderio che viene suscitato in noi dalla commemorazione 
			dei santi, ed è quello che Cristo, nostra vita, si mostri anche a 
			noi come a loro, e noi pure facciamo con lui la nostra apparizione 
			nella gloria. Frattanto il nostro capo si presenta a noi non come è 
			ora in cielo, ma nella forma che ha voluto assumere per noi qui in 
			terra. Lo vediamo quindi non coronato di gloria, ma circondato dalle 
			spine dei nostri peccati. 
  
			
			     
			Si vergogni perciò ogni membro di far sfoggio di ricercatezza sotto 
			un capo coronato di spine. Comprenda che le sue eleganze non gli 
			fanno onore, ma lo espongono al ridicolo. Giungerà il momento della 
			venuta di Cristo, quando non si annunzierà più la sua morte. Allora 
			sapremo che anche noi siamo morti e che la nostra vita è nascosta 
			con lui in Dio. Allora Cristo apparirà come capo glorioso e con lui 
			brilleranno le membra glorificate. Allora trasformerà il nostro 
			corpo umiliato, rendendolo simile alla gloria del capo, che è lui 
			stesso. 
  
			
			     
			Nutriamo dunque liberamente la brama della gloria. Ne abbiamo ogni 
			diritto. Ma perché la speranza di una felicità così incomparabile 
			abbia a diventare realtà, ci è necessario il soccorso dei santi. 
			Sollecitiamolo premurosamente. Così, per loro intercessione, 
			arriveremo là dove da soli non potremmo mai pensare di giungere.
			 
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			1 novembre  
			- Ognissanti - lodi 
			
			  
			
			
			                                                                                                                                                                       
			Mt 5, 1-12  
			
			Discorsi,  
			53 ; PL 38, 366  
			
			
			                                                                         
			(Nuova Biblioteca Agostiniana)    
			
			  
			
			  
			
			« Vedranno 
			Dio » 
			
			Sant’Agostino 
			nel Quinto secolo 
			
			  
			
			Noi 
			desideriamo di vedere Dio, cerchiamo di vederlo, lo bramiamo 
			ardentemente. Chi non lo brama? Ma vedi che cosa è detto: “Beati i 
			puri di cuore, perché essi vedranno Dio”. Prepara questa condizione 
			per essere in grado di vederlo. Per portare un paragone materiale, 
			perché vorresti vedere il sole con gli occhi cisposi? Se gli occhi 
			saranno sani, la luce ti darà gioia. Se gli occhi non saranno sani, 
			la luce ti sarà un tormento. Non ti sarà permesso di vedere col 
			cuore non puro ciò che si vede solo col cuore puro. Ne verrai 
			respinto, ne verrai allontanato, non lo vedrai.  
			
			  
			
			“Beati infatti 
			i puri di cuore, perché essi vedranno Dio”. Quante volte ha elencato 
			i beati, quante motivazioni della beatitudine, quali fatiche, quali 
			ricompense, quali meriti, quali premi? Ma in nessun'altra 
			beatitudine è detto: “essi vedranno Dio”. Ecco: “Beati i poveri 
			nello spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati i miti: 
			essi erediteranno la terra. Beati quelli che piangono: essi saranno 
			consolati. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia: essi 
			saranno saziati. Beati i misericordiosi: essi otterranno 
			misericordia”. A proposito di nessuna di queste beatitudini è detto: 
			“essi vedranno Dio”. 
			
			Quando si 
			giunge a parlare dei puri di cuore, allora viene promessa la visione 
			di Dio. E per nessun altro motivo se non perché vi sono occhi con 
			cui si vede Dio. Parlando di questi occhi l'apostolo Paolo dice: 
			[Dio vi dia] “occhi del vostro cuore illuminati” 
			(Ef 1,18). 
			Adesso dunque siffatti occhi, a causa della loro debolezza, sono 
			illuminati dalla fede, in seguito però, quando saran diventati più 
			vigorosi, saranno illuminati dalla visione... “Adesso vediamo come 
			in uno specchio, in maniera confusa, allora invece a faccia a 
			faccia” (1 Cor 13,12). 
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			1 novembre  
			- Ognissanti - vespri 
			
			Scritti ; Sofronio, Staretz Silvano, 360 
			
			  
			
			  
			
			  
			
			« Credo nella comunione dei santi 
			» 
			
			 San 
			Silvano nel Ventesimo secolo 
			
			  
			
			
			  
			
			            Molta gente ha 
			l’impressione che i santi siano lontani da noi. Sono lontani da 
			coloro che per primi si sono allontanati ; invece sono molto vicini 
			a coloro che custodiscono i comandamenti di Cristo e hanno la grazia 
			dello Spirito Santo. Nei cieli, tutto vive e si muove per mezzo 
			dello Spirito Santo ; lo Spirito Santo però è lo stesso anche sulla 
			terra. Egli è presente nella nostra Chiesa : opera nei sacramenti ; 
			sentiamo il suo soffio nella santa Scrittura. Egli vivifica le anime 
			dei credenti. Lo Spirito Santo unisce tutti gli uomini, e per questo 
			i santi sono vicini a noi. Quando li preghiamo, sentono le nostre 
			preghiere per mezzo dello Spirito, e le nostre anime sentono allora 
			che essi pregano per noi. 
			
			  
			
			            I santi vivono 
			nell’altro mondo, e lì, per mezzo dello Spirito, vedono la gloria di 
			Dio e la bellezza del volto del Signore. Nello stesso Spirito Santo, 
			i santi vedono la nostra vita e le nostre azioni. Conoscono le 
			nostre fatiche e sentono le nostre preghiere ardenti. Finché hanno 
			vissuto sulla terra, dallo Spirito Santo imparavano l’amore di Dio. 
			Chi custodisce l’amore sulla terra, passa con lui nella vita eterna, 
			nel Regno dei cieli, dove l’amore cresce e diviene perfetto. E se, 
			anche quaggiù, l’amore non può dimenticare il suo fratello, quanto 
			più i santi non si dimenticano di noi e pregano per noi !… 
			
			  
			
			            I santi erano 
			uomini simili a noi tutti. Molti fra loro erano grandi peccatori. 
			Tuttavia per mezzo del pentimento, sono giunti al Regno dei cieli 
			dove tutti vivono ora, là dove si trovano il Signore e la Madre sua 
			purissima. La mia anima è attirata lassù, in questa meravigliosa e 
			santa assemblea riunita dallo Spirito Santo. 
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			2 novembre  
			- Commemorazione di tutti i fedeli defunti - 
			LODI 
			
			Discorso sul 
			battesimo,  6 ; PL13,1093 (trad. l’Ora dell’Ascolto) 
			
			  
			
			  
			
			« Vivere, è 
			Cristo » 
			
			di San Paciano 
			nel quarto secolo 
			
			   
			
			  
			
			         Non 
			morremo mai più. Anche se questo corpo sarà preda della corruzione, 
			noi vivremo in Cristo, come egli stesso ha detto : « Chi crede in 
			me, anche se muore, vivrà » (Gv 11, 25). Siamo quindi certi, sulla 
			parola di Dio, che Abramo, Isacco, Giacobbe e tutti i santi di Dio 
			vivono. Il Signore effettivamente ha detto che vivono, perché colui 
			che è il loro Dio è « Dio dei vivi e non dei morti ». Parlando di se 
			stesso, l’Apostolo afferma : « Per me vivere è Cristo e il morire un 
			guadagno ; desidero di essere sciolto dal corpo per essere con 
			Cristo » (Fil 1, 21-23)… 
			
			  
			
			         
			Questa è la nostra fede, o carissimi fratelli. Del resto, « se noi 
			riponiamo la nostra speranza soltanto in questo mondo, siamo da 
			compiangere più di tutti gli uomini » (1 Cor 15, 19). La nostra vita 
			materiale, come voi medesimi potete osservare, ha la stessa durata 
			di quella delle fiere, degli animali, degli uccelli e magari anche 
			minore. Caratteristica dell’uomo invece è di ottenere quello che 
			Cristo ha dato per mezzo del suo Spirito, la vita eterna, a patto 
			però che non pecchiamo più. Come la morte viene a causa del peccato, 
			così dalla morte siamo liberati per mezzo della santità ; la vita si 
			perde col peccato, mentre viene salvata dalla santità. « La morte è 
			il salario del peccato ; ma dono di Dio è la vita eterna, in Gesù 
			Cristo nostro Signore » (Rm 6, 23). 
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			2 novembre  
			- Commemorazione di tutti i fedeli defunti - 
			VESPRI 
			
			Contro le Eresie V, 2, 3 ;  
			
			SC 153 (trad. L’Ora dell’Ascolto alt.) 
			
			  
			
			   
			
			Come il 
			chicco di grano 
			
			
			di Sant’Ireneo di 
			Lione nel secondo secolo 
			
			  
			
			  
			
			            Il 
			tralcio della vite, piantato in terra porta frutto a suo tempo, e il 
			grano di frumento caduto nella terra (Gv 12, 24), e in essa 
			dissolto, risorge moltiplicato per virtù dello Spirito di Dio, che 
			abbraccia ogni cosa. Tutto questo poi, dalla Sapienza è messo a 
			disposizione dell’uomo e, ricevendo la Parola di Dio, diventa 
			Eucharistia, cioè corpo e sangue di Cristo. 
			
			  
			
			         Così 
			anche i nostri corpi, nutriti dall’Eucaristia, deposti nella terra a 
			andati in dissoluzione, risorgeranno a suo tempo, perché il Verbo 
			dona loro la risurrezione, « a gloria di Dio Padre » (Fil 2, 
			11). Egli circonda di immortalità questo corpo mortale e largisce 
			gratuitamente l’incorruzione alla carne corruttibile (1 Cor 15, 53). 
			In questa maniera, la forza di Dio si manifesta pienamente nella 
			debolezza degli uomini (2 Cor 12, 9). 
			
			  
			
			         In 
			queste condizioni, guardiamoci bene dal gonfiarci d’orgoglio, 
			dall’innalzarci contro Dio accettando pensieri d’ingratitudine, come 
			se avessimo la vita per merito nostro. Al contrario, sapendo per 
			esperienza che dalla sola grandezza sua abbiamo ottenuto di poter 
			vivere per sempre, non ci scorteremo dal vero pensiero su Dio e su 
			noi stessi. Sapremo quanta potenza possiede Dio, e quanti benefici 
			l’uomo riceve da lui. Non ci sbaglieremo sulla vera concezione di 
			Dio e dell’uomo che occorre avere. Del resto… se Dio ha permesso che 
			fossimo dissolti nella terra, non è precisamente perché, istruiti di 
			tutte queste cose, fossimo d’ora in poi attenti in tutto, per non 
			misconoscere né Dio né noi stessi ?… Se il calice e il pane 
			diventano Eucaristia mediante la Parola di Dio, come possono alcuni 
			affermare che la carne non è capace di ricevere la Vita eterna ? 
			   | 
		
		
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			8 dicembre  
			- Immacolata Concezione BEATA VERGINE MARIA - 
			LODI 
			  
			
			  
			
			 Rallegrati, 
			sposa non sposata 
			
			 Romano il 
			Melode 
			nel quarto secolo 
			
			  
			
			  
			
			         Che 
			nessuno sia misericordioso come te, Signore, lo sappiamo da quando 
			sei stato generato e chiamato figlio della donna che avevi creato. 
			Noi la proclamiamo beata e ad ogni istante invochiamo: «Rallegrati, 
			sposa non sposata!». 
			
			  
			
			         Venite 
			con l’arcangelo Gabriele, andiamo insieme dalla vergine Maria e 
			salutiamola come madre e nutrice della nostra vita. Non è 
			conveniente solo per il capo degli angeli salutare la regina, ma 
			anche a noi poveri è lecito vederla e rivolgere la parola a lei, 
			Madre di Dio, che tutte le generazioni proclamano beata, e invocare: 
			«Rallegrati, illibata! Rallegrati, giovinetta eletta da Dio! 
			Rallegrati, santa! Rallegrati, amabile e buone! Rallegrati, gioia 
			degli occhi! Rallegrati, madre che non ha conosciuto uomo! 
			Rallegrati, sposa non sposata! ». 
			
			  
			
			         Il 
			capo supremo delle schiere celesti, ricevuto l’ordine di avere amore 
			per l’uomo, si affrettò a presentarsi alla Vergine, come sta 
			scritto. Giunto a Nazaret davanti alla povera casa di Giuseppe, si 
			fermava stupito al pensiero che l’Altissimo desiderava discendere 
			tra gli umili. Diceva: «Tutto il cielo e il trono di fuoco non 
			contengono il mio Signore, come potrà accoglierlo questa povera 
			fanciulla? Colui che è terribile lassù, quaggiù in che modo si 
			farebbe visibile? Avvenga come lui vuole! Perché mai mi fermo e non 
			volo a dire alla fanciulla: “Rallegrati, sposa non sposata!”? » 
			   | 
		
		
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			8 dicembre  
			- Immacolata Concezione BEATA VERGINE MARIA - 
			VESPRI 
			
			  
			
			La serva del signore 
			
			  
			
			San Beda il 
			Venerabile nell’ottavo secolo 
			
			  
			
			  
			
			         Dice 
			Maria: «Ecco, sono la serva del Signore. Avvenga  di me secondo la 
			tua parola». Certamente manifesta grande saldezza nell’umiltà colei 
			che, mentre viene elevata Madre del suo Creatore, chiama se stessa 
			serva. Viene detta «beata tra le donne» dalle parole dell’angelo e 
			vengono manifestati i misteri della nostra redenzione, finora 
			sconosciuti agli altri mortali Eppure, Maria non si esalta per il 
			suo singolare ed eccellente privilegio, ma ben ricordando la sua 
			condizione e la divina condiscendenza, si unisce umilmente alle 
			serve di Cristo e si mette al suo servizio, obbediente a ciò che le 
			viene comandato. «Avvenga di me secondo la tua parola», avvenga cioè 
			che lo Spirito santo scendendo su di me mi renda degna dei celesti 
			misteri, avvenga che il Figlio di Dio si vesta dell’abito 
			dell’essere umano nel mio seno e che come sposo esca dalla stanza 
			nuziale per la salvezza del mondo.  
			
			  
			
			         
			Fratelli carissimi, seguendo le sue parole e i suoi pensieri, per 
			quanto possiamo, ricordiamo di essere servi di Cristo in tutte le 
			nostre azioni e i nostri sentimenti, mettiamo a suo servizio tutte 
			le membra del nostro corpo, volgiamo lo sguardo della nostra mente 
			all’adempimento della sua volontà e così, vivendo rettamente, 
			rendiamo grazia per i doni ricevuti affinché meritiamo di essere 
			degni di riceverne di più grandi. Preghiamo con fervore insieme alla 
			beata Madre di Dio, perché avvenga di noi secondo la sua parola, 
			quella parola con la quale, manifestando il disegno della sua 
			incarnazione, dice: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo 
			Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia 
			la vita eterna». 
			   | 
		
		
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			24 
			dicembre - Veglia della Notte di Natale 
			
			Discorso per 
			la notte di Natale 4, §6 
			
			  
			
			  
			
			  
			Il tesoro 
			nascosto
			
			  
			
			
			 di San Bernardo 
			 nel dodicesimo secolo 
			
			  
			
			  
			
			  
			
			           
			Oggi, le meraviglie abbondano, le ricchezze si 
			moltiplicano, perché il tesoro viene aperto. Colei che partorisce è 
			madre e vergine, colui che è partorito è Dio e uomo… Dobbiamo 
			nascondere tale tesoro in un campo (Mt 13, 44) : lo sposalizio della 
			madre nasconda agli occhi del mondo la concezione verginale, i 
			pianti del bambino sottraggano agli sguardi degli uomini il parto 
			senza dolore. Nascondi, o Maria, sì, nascondi lo splendore del sole 
			che sorge ! (Lc 1,78) ; deponi il tuo bambino in una mangiatoia ; 
			avvolgilo in fasce, poiché queste fasce sono la nostra sola 
			ricchezza. Le fasce del Salvatore sono più preziose della porpora ; 
			il suo presepio è più glorioso dei troni dorati dei re, la povertà 
			di Cristo supera in valore ogni fortuna e ogni tesoro. 
			
			  
			
			            C’è infatti ricchezza più 
			preziosa di questa umiltà che ci permette di guadagnare il Regno dei 
			cieli e di acquistare la grazia divina ? Sta scritto infatti : 
			« Beati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei cieli » (Mt 
			5,3), e l’apostolo afferma : « Dio resiste ai superbi ; agli umili 
			invece dà la sua grazia » (Gc 4, 6). Vedete quanta umiltà ci viene 
			raccomandata dalla nascita del Salvatore. Venendo nel mondo, umiliò 
			se stesso, « assumendo la condizione di servo e divenendo simile 
			agli uomini » (Fil 2,7). 
			
			  
			
			            Eppure vedremo  ricchezze 
			più preziose ancora e una gloria più grande :… « Nessuno ha un amore 
			più grande di questo : dare la vita per i propri amici » (Gv 15,13). 
			Le ricchezze della nostra salvezza e della sua gloria sono il sangue 
			prezioso che ci riscatta e la croce del Signore. 
			   | 
		
		
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			25 
			dicembre - solennità di Natale - 
			LODI 
			
			Discorso 2 
			per Natale ; PL 195, 226-227  
			
			(in l’Ora 
			dell’Ascolto p.168) 
			
			  
			Il Salvatore 
			del mondo giace in una mangiatoia
			
			  
			
			
			di Elredo di 
			Rievaulx nel dodicesimo secolo 
			
			  
			
			  
			
			            « Oggi 
			ci è nato un Salvatore, che è Cristo Signore, nella città di 
			Davide » (Lc 2, 11). Questa città è Betlemme ed è là che dobbiamo 
			accorrere, come fecero i pastori appena udito l’annunzio… « È questo 
			per voi il segno : troverete un bambino, avvolto in fasce, che giace 
			in una mangiatoia (Lc 2, 12). Ora ecco che vi dico che dovete 
			amarlo : temete il Signore degli angeli, ma amatelo tenero bambino ; 
			temete il Signore della potenza, ma amatelo avvolto in fasce ; 
			temete il Re del cielo, ma amatelo deposto in una mangiatoia… 
			
			  
			
			            È poi una 
			cosa straordinaria essere avvolto in fasce, giacere in una 
			mangiatoia ? Non si avvolgono in fasce anche gli altri bambini ? Che 
			segno è questo ? … Molte cose ci sarebbero da dire su questo 
			mistero ; ma…in breve, Betlemme, « casa del pane » è la santa 
			Chiesa, in cui si dispensa il corpo di Cristo, il vero pane. La 
			mangiatoia di Betlemme è l’altare in chiesa. Qui si nutrono le 
			creature di Cristo. Le fasce sono il velo del sacramento. Qui, sotto 
			le specie del pane e del vino, c’è il vero corpo e sangue di Cristo. 
			In questo sacramento noi crediamo che c’è Cristo vero, ma avvolto in 
			fasce ossia invisibile. Non abbiamo nessun segno così grande e 
			evidente della natività di Cristo come il corpo che mangiamo e il 
			sangue che beviamo ogni giorno accostandoci all’altare : ogni giorno 
			vediamo immolarsi colui che una sola volta nacque per noi dalla 
			Vergine Maria. 
			
			  
			
			            
			Affrettiamoci dunque, fratelli, a questo presepe del Signore ; ma 
			prima, per quanto ci è possibile, prepariamoci con la sua grazia a 
			questo incontro, perché ogni giorno e in tutta la nostra vita, « con 
			cuore puro, coscienza retta e fede sincera » (2 Cor 6, 6), possiamo 
			cantare insieme agli angeli : « Gloria a Dio nel più alto dei cieli 
			e pace in terra agli uomini che egli ama » (Lc 2, 14). 
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			25 
			dicembre - solennità di Natale - 
			VESPRI 
			
			
			Discorso n° 38, per la Natività ; PG 
			36, 311s 
			
			  
			
			
			  
			
			
			  
			
			
			Cristo è nato 
			
			
			  
			
			San Gregorio Nazianzeno nel 
			quarto secolo 
			
			  
			
			
			  
			
			
			  
			
			
			           
			Gesù Cristo è 
			nato, rendetegli gloria! Cristo è sceso dal cielo, accorrete a lui! 
			Cristo è sulla terra, esaltatelo! “Cantate al Signore da tutta la 
			terra. Gioiscano i cieli, esulti la terra” (Sal 95,1.11). Dal cielo 
			è venuto ad abitare in mezzo agli uomini; trasalite di timore e di 
			gioia: di timore a motivo del peccato, di gioia a motivo della 
			nostra speranza. Oggi, le tenebre si dissipano e la luce sorge sul 
			mondo; come un tempo nell’Egitto colpito dalle tenebre, oggi una 
			colonna di fuoco illumina Israele. O popolo che stavi nelle tenebre 
			dell’ignoranza, contempla oggi questa immensa luce della vera 
			conoscenza poiché “le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate 
			di nuove” (2 Cor 6,17). La lettera regredisce, lo Spirito trionfa (Rm 
			7,6); la figura passa, la verità appare (Col 2,17). 
			
			
			  
			
			
			            Colui che ci ha dato l’esistenza 
			vuole anche colmarci di felicità; quella felicità che il peccato ci 
			aveva fatto perdere, ci è restituita dall’incarnazione del Figlio... 
			Questa è la solennità di oggi: oggi salutiamo la venuta di Dio in 
			mezzo agli uomini affinché noi possiamo, non arrivare, bensì tornare 
			presso Dio; affinché ci spogliamo dell’uomo vecchio e rivestiamo 
			l’Uomo nuovo (Col 3,9); affinché morti in Adamo, riceviamo la vita 
			in Cristo (1 Cor 15,22)... Celebriamo dunque questo giorno pieno
			di una gioia divina, non mondana, bensì 
			di una vera gioia celeste. Che festa, questo mistero di Cristo! È il 
			mio compimento, è la mia nuova nascita. 
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