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il CAMMINO SINODALE della BADIA FIORENTINA |
La mappa del Cammino Sinodale dell'Arcidiocesi di Firenze
Testo di fr.Pierre-Marie Delfieux "L'imperativo dell'evangelizzazione"
I disegni del primo incontro (Domenica 14 gennaio 2018)
manifesto: Le fondamenta nuove della Badia Fiorentina
Frutti dell’incontro della domenica 11 marzo 2018
Frutti dell’incontro della domenica 22 aprile 2018
Preghiera litanica - Vespri di Pentecoste (20 maggio 2018)
Frutti dell’incontro della domenica 20 maggio 2018
Frutti dell’incontro della domenica 17 giugno 2018
Frutti dell'incontro della Domenica 7 aprile 2019
Frutti dell'incontro di Domenica 9 giugno 2019
La Badia in cammino Preghiera per l’avvio del Cammino sinodale 8 dicembre 2017
Signore Gesù, radunati in questa chiesa di Santa Maria Assunta nella Badia Fiorentina nel giorno dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, ti vogliamo benedire e lodare per la comunità eucaristica che formiamo, piccola, ma viva e desiderosa di te e del tuo Vangelo.
Attraverso il successore di Pietro, Papa Francesco, ed attraverso il nostro Vescovo Giuseppe, abbiamo riconosciuto la Tua voce che ci chiama ad avviare un processo di aggiornamento della nostra missione alla Badia. Rispondendo a questa chiamata, oggi ci mettiamo in cammino per cercare ed attuare insieme il tuo volere. Mostraci, Signore, il tuo volere! Il tuo Spirito Santo ci doni di essere attenti ai segni dei tempi e contemplanti nell’operare, affinché questa Badia sia insieme chiesa monastica, oasi di silenzio e di preghiera, e Chiesa in uscita, sempre inquieta, desiderosa di portare il Vangelo a quanti incontriamo, e a chiunque entri per visitare questa chiesa.
Guida i nostri passi perché ci affrettiamo lentamente e sappiamo accogliere anche ciò che ci spiazza in una fedeltà creativa al carisma della nostra famiglia di Gerusalemme. Custodiscici affinché ci preserviamo dal mondo senza separarcene, e ci inseriamo nel mondo senza disperderci, sapendo che su questo duplice comandamento d’amore saremo giudicati. Preservaci dall’attivismo e dal quietismo, dall’agitazione e dalla pigrizia, dalla superbia e dalle paure. Questo cammino ci faccia crescere nella comunione fraterna, lenisca le ferite del passato. e ci insegni a benedirci nelle nostre diversità che tu stesso hai create. Donaci di imparare l’arte del discernimento comunitario, valorizzando il contributo di ogni persona, aperti all’audacia dei giovani e alla sapienza degli anziani.
Vogliamo dire di SI al concepimento di una vita nuova in noi che possa crescere in questi nove mesi, affinché la nuova vitalità che tu ci darai ti glorifichi e sia luce e gioia per la nostra città, per i suoi poveri, e per tutti i pellegrini in cerca di bellezza che varcheranno la porta di questa Badia e vi scopriranno che sei vivo, che sei La Vita.
A te Maria Santissima, al tuo Cuore Immacolato, affidiamo questi nove mesi di gestazione spirituale. Tu, Santa Maria del Fiore, donaci il tuo cuore per amare e servire il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo Trinità santa e benedetta nei secoli dei secoli. Amen
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Cammino sinodale sull’Evangelii gaudium (dal sito della Arcidiocesi) LA MAPPA SOGNATE ANCHE VOI QUESTA CHIESA… Papa Francesco nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, ha evidenziato che non stiamo vivendo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca. Tale situazione richiede oggi di vivere i problemi come sfide e non come ostacoli: il Signore è attivo e all’opera nel mondo. Voi dunque, - ci esorta il Papa - uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso… costruite insieme, avviate processi, dialogando con creatività e stile sinodale… Mi piace una Chiesa italiana inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti. Desidero una Chiesa lieta col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza. Sognate anche voi questa Chiesa, credete in essa, innovate con libertà.[...] Sebbene non tocchi a me dire come realizzare oggi questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni… Sono sicuro della vostra capacità di mettervi in movimento creativo per concretizzare questo studio. Ne sono sicuro perché siete una Chiesa adulta, antichissima nella fede, solida nelle radici e ampia nei frutti. Perciò siate creativi nell’esprimere quel genio che i vostri grandi, da Dante a Michelangelo, hanno espresso in maniera ineguagliabile. Credete al genio del cristianesimo italiano, che non è patrimonio né di singoli né di una élite, ma della comunità, del popolo di questo straordinario Paese (dal Discorso di Papa Francesco - Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze Martedì, 10 novembre 2015). 3 I. ABBIATE GLI STESSI SENTIMENTI DI CRISTO… Uniti a Gesù, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui ama (EG 267) La nostra chiesa contempla il volto di Gesù morto e risorto che ricompone la nostra umanità, anche quella frammentata o segnata dalle fatiche della vita e del peccato e fa suoi i sentimenti di Cristo Gesù, che rappresentano la calda forza interiore che ci rende capaci di vivere e di prendere decisioni. Sono tre i sentimenti di Gesù che Papa Francesco ha evidenziato nel suo Discorso in Cattedrale: umiltà, disinteresse e beatitudine. Umiltà Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall'aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. (Fil 2,6-8) Cristo umile, svuotato, crocifisso, contrasta con una Chiesa che pensa di poter affermare se stessa e il Vangelo attraverso il potere, l’emergere, l’imporsi sugli altri. Guardando il suo volto che cosa vediamo? Innanzitutto il volto di un Dio “svuotato”, di un Dio che ha assunto la condizione di servo, umiliato e obbediente fino alla morte (cfr Fil 2,7). Il volto di Gesù è simile a quello di tanti nostri fratelli umiliati, resi schiavi, svuotati. Dio ha assunto il loro volto. E quel volto ci guarda […] Se non ci abbassiamo non potremo vedere il suo volto. Non vedremo nulla della sua pienezza se non accettiamo che Dio si è svuotato (dal Discorso…) Tutta la vita di Gesù, il suo modo di trattare i poveri, i suoi gesti, la sua coerenza, la sua generosità quotidiana e semplice, e infine la sua dedizione totale, tutto è prezioso e parla alla nostra vita personale (EG 265) Gesù stesso è il modello di questa scelta evangelizzatrice che ci introduce nel cuore del popolo […] Il donarsi di Gesù sulla croce non è altro che il culmine di questo stile che ha contrassegnato tutta la sua esistenza. Affascinati da tale modello, vogliamo inserirci a fondo nella società, condividiamo la vita con tutti, ascoltiamo le loro preoccupazioni, collaboriamo materialmente e spiritualmente nelle loro necessità, ci rallegriamo con coloro che sono nella gioia, piangiamo con quelli che piangono e ci impegniamo nella costru4 zione di un mondo nuovo, gomito a gomito con gli altri. Ma non come un obbligo, non come un peso che ci esaurisce, ma come una scelta personale che ci riempie di gioia e ci conferisce identità. (EG 269) […] Resta chiaro che Gesù Cristo non ci vuole come principi che guardano in modo sprezzante, ma come uomini e donne del popolo. Questa non è l’opinione di un Papa né un’opzione pastorale tra altre possibili; sono indicazioni della Parola di Dio così chiare, dirette ed evidenti che non hanno bisogno di interpretazioni che toglierebbero ad esse forza interpellante. (EG 271) Disinteresse Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri (Fil 2,4) Con queste parole Paolo ci chiama a cercare la felicità di chi ci sta accanto, perché l’umanità del cristiano è sempre in uscita, non è narcisitica e autoreferenziale. Quando infatti il nostro cuore è ricco e soddisfatto di se stesso allora non ha più posto né per Dio, né per i fratelli. La Chiesa più che guardare a se stessa deve uscire per scoprire e riconoscere Dio che la precede e già agisce in questo mondo. Una Chiesa che pensa a se stessa e ai propri interessi sarebbe triste! La mondanità spirituale, che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa, consiste nel cercare, al posto della gloria del Signore, la gloria umana ed il benessere personale. È quello che il Signore rimproverava ai Farisei: «E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?» (Gv 5,44). Si tratta di un modo sottile di cercare «i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo» (Fil 2,21). Assume molte forme, a seconda del tipo di persona e della condizione nella quale si insinua. Dal momento che è legata alla ricerca dell’apparenza, non sempre si accompagna con peccati pubblici, e all’esterno tutto appare corretto. Ma se invadesse la Chiesa, «sarebbe infinitamente più disastrosa di qualunque altra mondanità semplicemente morale». (EG 93) Non lasciamoci rubare l’entusiasmo missionario! (EG 80) Questo è il movente definitivo, il più profondo, il più grande, la ragione e il senso ultimo di tutto il resto. Si tratta della gloria del Padre, che Gesù ha cercato nel corso di tutta la sua esistenza. Egli è il Figlio eternamente felice con tutto il suo essere «nel seno del Padre» (Gv 1,18). Se siamo missionari è anzitutto perché Gesù ci ha detto: «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto» (Gv 15,8). Al di là del fatto che ci convenga o meno, che ci interessi o no, che ci serva oppure no, al di là dei piccoli limiti dei nostri desideri, della nostra comprensione e delle nostre motivazioni, noi evangelizziamo per la maggior gloria del Padre che ci ama. (EG 267) Beatitudine Beati i poveri di spirito perché di essi è il Regno dei cieli (Mt 5,3) Può essere missionario solo chi si sente bene nel cercare il bene del prossimo, chi desidera la felicità degli altri. Questa apertura del cuore è fonte di felicità perché «si è più beati nel dare che nel ricevere» (At 20,35). (EG 272) Il cristiano è un beato, ha in sé la gioia del Vangelo. Nelle beatitudini il Signore ci indica il cammino. Percorrendolo noi esseri umani possiamo arrivare alla felicità più autenticamente umana e divina. Gesù parla della felicità che sperimentiamo solo quando siamo poveri nello spirito. Per i grandi santi la beatitudine ha a che fare con umiliazione e povertà. Ma anche nella parte più umile della nostra gente c’è molto di questa beatitudine: è quella di chi conosce la ricchezza della solidarietà, del condividere anche il poco che si possiede; la ricchezza del sacrificio quotidiano di un lavoro, a volte duro e mal pagato, ma svolto per amore verso le persone care; e anche quella delle proprie miserie, che tuttavia, vissute con fiducia nella provvidenza e nella misericordia di Dio Padre, alimentano una grandezza umile.[…] Per essere «beati», per gustare la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, è necessario avere il cuore aperto. La beatitudine è una scommessa laboriosa, fatta di rinunce, ascolto e apprendimento, i cui frutti si raccolgono nel tempo, regalandoci una pace incomparabile: «Gustate e vedete com’è buono il Signore» (Sal 34,9)! (dal Discorso…) II. LA CHIESA IN USCITA Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: “Tutti ti cercano!”. Egli disse loro: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”. E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. (Mc 1,37-39) 6 Una Chiesa che presenta questi tre tratti – umiltà, disinteresse, beatitudine – è una Chiesa che sa riconoscere l’azione del Signore nel mondo, nella cultura, nella vita quotidiana della gente. L’ho detto più di una volta e lo ripeto ancora oggi a voi: «preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti» (EG 49). (dal Discorso…) Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. (EG 23) La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. (EG 24) Conversione pastorale e missionaria Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno. Ora non ci serve una «semplice amministrazione». Costituiamoci in tutte le regioni della terra in un «stato permanente di missione». (EG 25) La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità. Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia. Esorto tutti ad applicare con generosità e coraggio gli orientamenti di questo documento, senza divieti né paure. L’importante è non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale. (EG 33) La Chiesa italiana si lasci portare dal suo soffio potente e per questo, a volte, inquietante. Assuma sempre lo spirito dei suoi grandi esploratori, che sulle navi sono stati appassionati della navigazione in mare aperto e non spaventati dalle frontiere e delle tempeste. Sia una Chiesa libera e aperta alle sfide del presente, mai in difensiva per timore di perdere qualcosa. (dal Discorso…) 7 L’essenziale Puntate all’essenziale, al kerygma. Non c’è nulla di più solido, profondo e sicuro di questo annuncio. Ma sia tutto il popolo di Dio ad annunciare il Vangelo, popolo e pastori, intendo. (dal Discorso…) L’annuncio (missionario) si concentra sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario. La proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa. (EG 35) Tutte le verità rivelate procedono dalla stessa fonte divina e sono credute con la medesima fede, ma alcune di esse sono più importanti per esprimere più direttamente il cuore del Vangelo. In questo nucleo fondamentale ciò che risplende è la bellezza dell’amore salvifico di Dio manifestato in Gesù Cristo morto e risorto. (EG 36) L’opzione per i poveri Per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro «la sua prima misericordia». Questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere « gli stessi sentimenti di Gesù» (Fil 2,5). […] Per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. Oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. (EG 198) L’incontro e il dialogo Il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza. (EG 88) 8 Ricordatevi inoltre che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. […] Dobbiamo sempre ricordare che non esiste umanesimo autentico che non contempli l’amore come vincolo tra gli esseri umani, sia esso di natura interpersonale, intima, sociale, politica o intellettuale. Su questo si fonda la necessità del dialogo e dell’incontro per costruire insieme con gli altri la società civile. (dal Discorso…) ALCUNE DOMANDE 1) Individuiamo qualche esperienza positiva di “chiesa in uscita” nelle nostre comunità. Ne abbiamo altre da proporre? 2) Quali priorità possiamo indicare per questo cammino (indicarne 2 o 3)? 3) Quali risorse e strumenti impiegare per la conversione missionaria della nostra Chiesa? “Abbiamo bisogno di mappe e non sappiamo ancora che la migliore si costruisce strada facendo, nel mentre andiamo edificando quello che ancora ben non sappiamo” (Duccio Demetrio)
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estratto di : «Come monastero la città»
“Gridare
il Vangelo con la propria vita” Il Vangelo passa innanzitutto attraverso la testimonianza della propria vita. (...) Perciò, solo la santità, può evangelizzare, poiché soltanto una fede vissuta può essere realmente accolta. Solo una fede che opera per mezzo della carità può essere ascoltata. “Il contributo specifico di consacrati e consacrate alla evangelizzazione sta innanzitutto nella testimonianza di una vita totalmente donata a Dio e ai fratelli, a imitazione del Salvatore che, per amore dell’uomo, si è fatto servo.” Così i monaci e le monache, vivendo in modo autentico, “rendono visibile, nella loro consacrazione e totale dedizione, la presenza amorevole e salvifica di Cristo, il consacrato del Padre, inviato in missione1”. (...) La vita monastica ha perciò come missione principale di fare spuntare sulla terra dei germogli di purezza, di semplicità, di mitezza, di misericordia, di gioia radiosa e di pace. Se le Beatitudini sono vissute dal di dentro, esse si proclamano da sole anche all’esterno. Non c’è nulla di più urgente, dunque, dell’essere semplicemente ciò che si è. Monaco, monaca, diventa ciò che sei e il mondo intero sarà evangelizzato! Non si può rendere testimonianza dell’Assoluto di Dio se non vivendolo nella totalità del dono di sé, come può esprimerlo, per esempio, il sacrificio di un martire o una professione perpetua. “Sii martire dello spirito, - proclama un apoftegma - muori al peccato, mortificati e sarai puro nel tuo spirito e martire di Cristo”. Nulla attira di più verso Dio che una vita offerta in sacrificio, che grida: Ecco, io vengo! con umiltà, generosità e tanta gioia.
Dove si trova la realtà della vita
L’evangelizzazione, poi, si attua situandoci a livello delle realtà spirituali. È vero che è necessaria la presenza di cristiani impegnati, il più possibile, in tutti i settori della vita sociale, familiare, professionale, mediatica, politica e culturale. Ma quello non è il posto dei monaci e delle monache. Rimane un grande interrogativo: dove si trova la realtà della vita? Dove si trova l’essenziale dell’uomo? Certo, tutto ciò che concerne la famiglia, la società, la professione, l’informazione, la vita delle città, delle regioni, della nazione, l’arte, l’educazione, il tempo libero, ha la sua importanza. Grazie a Dio, di questo si fa spesso carico un gran numero di cristiani, di congregazioni apostoliche, di sacerdoti o semplicemente di uomini e di donne di buona volontà, inseriti in ciò che si definisce l’ambito “umanitario” e “caritativo”. Ma la priorità delle priorità non resta forse la nostra anima? Ora, che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso? Cosa serve all’uomo riempire i propri granai, i conti in banca, le rubriche di indirizzi, se è per sentirsi dire da Dio: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita! La vita monastica è là per ricordare, al di là di ogni pastorale di quartiere o di settore, questa urgenza e questa priorità. Questo è ciò che Gesù stesso ha fatto per primo, non impegnandosi in politica, né nel sociale, né nel culturale o nel professionale, ma toccando le anime per rivelare loro la luce ed aprendo i cuori per dire loro: Accumulatevi tesori in cielo. Pregate senza stancarvi e come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri “Afferrato, affascinato, abbagliato da questa rivelazione, il monaco cerca con tutte le sue forze di scendere nel più profondo del suo cuore. (...) Sapendo che la perla preziosa è nascosta in tale campo, pieno di gioia abbandona tutto e va a dissodare la terra per scoprire il tesoro2.” In questo sta l’essenza della Buona Novella. L’evangelizzazione deve perciò riportarci al cuore di questo Vangelo.
Il segno dell’amore fraterno
Allo stesso tempo siamo anche chiamati ad evangelizzare con la testimonianza dell’amore reciproco. (...) Oggi come un tempo, l’evangelizzazione consiste in questo, poiché rimane vero agli occhi degli uomini che solo l’amore trasmette la fede. Al contrario, dove non c’è più amore, non c’è fede. Il mondo manca d’amore, motivo per cui non ha più fede. Dunque, non può che essere sensibile a testimonianze autentiche di amore reciproco. “Per presentare all’umanità di oggi il suo vero volto, la Chiesa ha urgente bisogno di comunità fraterne, le quali con la loro stessa esistenza costituiscono un contributo alla nuova evangelizzazione, poiché mostrano in modo concreto i frutti del comandamento nuovo3.” Se le nostre fraternità risplendono di carità, in qualche modo, per mezzo loro, sarà annunciato qualcosa del Vangelo. Se danno l’esempio di un’amicizia realmente vissuta nella rettitudine, nella purezza, nell’allegria, di un’amicizia condivisa tra fratelli e sorelle e insieme alle Fraternità laiche che ci vivono accanto, le città in cui viviamo, saranno colpite dal messaggio di un cristianesimo in cui tutto è riassunto nell’unica legge dell’amore. (...)
La preghiera comune è anch’essa un efficace modo di testimoniare, e si rivolge in modo particolare a coloro il cui primo compito è la contemplazione silenziosa e la liturgia cantata. Particolare forza è attribuita alla preghiera di intercessione, questa “leva capace di sollevare il mondo”. Dall’oratorio dove si prega in silenzio, dalla cella in cui si prega nel segreto, dal cuore della notte dove si adora e si supplica in ginocchio (sul tappeto di preghiera) per la città che sonnecchia e si agita tutto intorno, dall’intimo del nostro cuore in cui intercediamo per chi ci sta a fianco nella metropolitana, la preghiera evangelizza. Nessuno lo sa, se non colui che vede nel segreto. Vedendo che la città di Gerusalemme, alla fine, non voleva più ascoltarlo, Gesù si è accontentato di guardarla da lontano, pregando e piangendo su di essa. L’apostolato della preghiera non rischia di essere superato. Nelle nostre Fraternità, questo va ricordato continuamente. Si è visto quanto la liturgia esprima e realizzi tutto. Che grazia evangelizzatrice quella donata attraverso tempi e luoghi nei quali un’intera fraternità riunita, circondata dal popolo di Dio, rende la parola a Dio, affinché tutti i suoi figli siano discepoli del Signore e attirati e ammaestrati dal Padre! (...)
Testimoni di Dio attraverso la gioia
È anche con la testimonianza della gioia che il Vangelo di Dio può essere annunciato, affinché diventi per tutti il Vangelo della pace e della salvezza. (...) Il nostro mondo attende dai discepoli del Signore della gloria che abbiano un’aria da figli e figlie della Resurrezione. (...) L’uomo è fatto in modo tale che è solo attraverso il riconoscimento di una gioia autentica che può percepire al meglio il messaggio del Vangelo. “La gioia è il mezzo migliore per proclamare il cristianesimo”, disse Madre Teresa4. Se la nostra gioia è vera, sarà evidente. Se si vede, parlerà. E quando parlerà, sarà per dire qual è la fonte da cui origina. Poiché è proprio la Sua gioia che, per grazia, è divenuta la nostra gioia, affinché questa sia piena. La forza dei nostri argomenti, il valore delle nostre virtù, la lucentezza delle nostre parole, lo zelo della nostra fede possono essere forse meno efficaci della nostra gioia radiosa per l’evangelizzazione di quanti avviciniamo o incrociamo. Ma quale gioia? In un mondo in preda alle preoccupazioni della vita, alle inquietudini del domani, segnato dalle disgrazie dei tempi, dobbiamo saper restare discreti nell’ostentazione della nostra gioia. E come dicono i salmi, avere pietà del debole e del povero, sull’esempio del Padre misericordioso. Anche su questo la vita monastica ha molto da insegnare. (...)
Le Fraternità laiche come proseguimento nell’evangelizzazione
Lasciamo a chi sa svolgerlo bene il compito di mandare avanti una parrocchia, una cappellania, un movimento. Il nostro sacerdozio stesso non esige di celebrare battesimi, matrimoni, funerali e di fare catechismo, poiché quella non è la nostra vocazione. D’altro canto, dei diaconi possono benissimo svolgere queste funzioni. Che esso si concentri allora su ciò che fa l’essenziale della sua vocazione: la presidenza dell’Eucarestia e l’annuncio della Parola di Dio, il sacramento del perdono e di unzione degli infermi e l’accompagnamento spirituale. Non è forse così che la vocazione di un sacerdote può esprimersi al meglio ed operare più efficacemente a servizio del Vangelo e della Chiesa di Cristo? È bene, tuttavia, che si porti avanti il catecumenato per adulti (che, a lungo andare, potrà essere coordinato senza difficoltà anche da un diacono permanente), poiché, dal contatto con la nostra vita liturgica e monastica, numerosi non-credenti si aprono alla fede. È giusto perciò accompagnarli, dopo averli così ridestati. È bene anche che ogni due o tre anni qualcuno di noi accompagni le Fraternità laiche ed i giovani professi in pellegrinaggio in Terra Santa. Non è forse il settimo punto degli statuti delle Fraternità evangeliche che impone loro di andare “almeno una volta nella vita, in pellegrinaggio a Gerusalemme”? Che grazia per tutti, compresi i giovani candidati alla vita monastica, invitati lungo tutta la loro vita a fare lectio divina partendo dalla meditazione delle Scritture, poter percorrere questa Terra Santa dove ha vissuto il Figlio di Dio in persona e dove è stato proclamato il Vangelo! Senza dubbio, è una cosa positiva anche il fatto che le nostre liturgie siano trasmesse ogni giorno attraverso il canale della televisione cattolica KTO, dal momento che ciò non ci disturba minimamente e che, in questo modo, pur a distanza, e fin negli ambienti più miscredenti, un gran numero di persone può beneficiarne. “Oggi - ricorda Giovanni Paolo II – (le persone consacrate) sono interpellate in modo nuovo dall’esigenza di testimoniare il Vangelo attraverso i mezzi della comunicazione sociale6.” È cosa buona inoltre che Sources Vives possa continuare ad essere scritto e diffuso, perché la Buona Novella può essere annunciata anche attraverso la stampa. Dopo tutto, non è forse vero che ogni monastero, o quasi, ha una propria pubblicazione? Il Vangelo, nel propagarsi, non si esaurisce e la liturgia non si impoverisce, se viene condivisa. Solamente, sia benedetto Colui che ne è la sorgente! La sorgente sgorga in fondo al pozzo e la fonte della vita in mezzo all’oasi. Non è forse per questo che il Signore ci ha posti nel cuore della città?
Cominciando dalla nostra vita
Per concludere, non dimentichiamo che tutto comincia con l’evangelizzazione di coloro che sono vicini a noi e deve costantemente farvi riferimento. A partire da noi stessi. “Cosa volete che vi dica? Comincio appena a convertirmi!” A cominciare dai fratelli e sorelle della propria comunità, poiché non si finisce mai di evangelizzarsi a vicenda, in questo incoraggiante verbo al futuro del: Voi dunque sarete perfetti7, che fa effettivamente della vita monastica un “cammino di perfezione”. C’è attorno a noi un mondo di assetati che attende di essere disalterato, ma anche nutrito, rivestito, guarito, liberato e visitato da Cristo. Inutile perciò andare tanto lontano. Il “quarto mondo” è qui, alle nostre porte. Un fiume di non-cristiani si riversa ogni giorno entro le nostre mura. L’ecumenismo dei figli di Abramo si vivrà forse più a Parigi, a Strasburgo, a Bruxelles o a Firenze che non al Cairo o a Gerusalemme. Così siamo continuamente invitati dalla nostra Madre Chiesa a situarci nella linea di ciò che essa chiama l’urgenza della nuova evangelizzazione. “Per affrontare adeguatamente le grandi sfide che alla nuova evangelizzazione pone la storia attuale, è necessaria innanzi tutto una vita consacrata che si lasci continuamente interpellare dalla Parola rivelata e dai segni dei tempi. (...) Per affrontare il mondo di oggi occorrono persone amorosamente dedite al Signore e al suo Vangelo”. E Giovanni Paolo II insiste con forza: “La nuova evangelizzazione, come quella di sempre, sarà efficace se saprà proclamare sui tetti quanto ha prima di vissuto nell’intimità con il Signore. Per essa sono richieste solide personalità animate dal fervore dei santi. La nuova evangelizzazione esige da consacrati e consacrate piena consapevolezza del senso teologico delle sfide del nostro tempo8.”
Evangelizzare attraverso la cultura
Pertanto l’evangelizzazione non è incompatibile con la vita monastica. Né la vita monastica lo è con l’evangelizzazione. Ma bisogna saper sempre vegliare che tutto si svolga in saggia misura. Se “il meglio è nemico del bene”, è anche vero che “tutto ciò che va oltre misura, non è monastico”. Per rimanere sulla linea di equilibrio, è giusto tenere sempre lo sguardo fisso sul volto di Cristo. Gesù, monaco perfetto, è infatti l’evangelizzatore per eccellenza. Sia dunque lui ad insegnarci ad essere, sul suo esempio, semplicemente dei buoni monaci, buoni monaci che evangelizzano; e buoni evangelizzatori che vivono coi fatti e nella verità questa bella vocazione monastica che Dio ci ha donato.
1 Esortazione apostolica Vita consecrata, § 76 e Istruzione, 31 maggio 1983, DC 80, pag. 283. 2 Libro di vita, § 77, ed. cit., pag. 78-79. 3 Esortazione apostolica Vita consecrata, § 45b. 4 MADRE TERESA, Tu m’apportes l’amour, Centurion, 1975, pag. 79. 5 Ut supra, cap. 25. 6 Esortazione apostolica Vita consecrata, § 99 a. 7 Cfr. Nuovo Testamento greco-latino-italiano, Edizioni San Paolo, 1998, pag.38-39. 8 Esortazione apostolica Vita consecrata, § 81; e Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, § 15. 9 Esortazione apostolica Vita consecrata, § 98; e Costituzione apostolica Sapientia christiana, § 2.
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Domenica 14 gennaio 2018
- primo incontro - i disegni effettuati da ogni gruppo -
grazie a Maria
V. per le foto
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Frutti dell’incontro della domenica 11 marzo 2018 «Guai a me se non annunzio il Vangelo!»
L’essenziale: Gesù è nel nostro «noi», ma non è solo per noi. L’amore reciproco tra noi: pietra angolare della missione Vedere la ricchezza che c’è in noi, tra di noi: abbiamo tanta acqua, pane, luce ... e vino da condividere con gli altri! Siamo tutti tasselli preziosi di un puzzle. Aprirci gli uni agli altri. Dire «Padre NOSTRO»! Prender il rischio dell’incontro. Diventare di più una famiglia. Importanza di camminare in gruppi e fraternità. L’amore reciproco: il nostro motore!
La missione La missione: urgenza di trasmettere con la gioia l’essenziale dell’Annuncio. Diventare figli della Risurrezione! L’evangelizzazione non è una semplice «attività»: richiede un morire a noi stessi. Far conoscere e condividere il dono del carisma di Gerusalemme. Non cercare tanto la novità, ma la qualità. Saper però attirare con la creatività. Incuriosire le persone. Offrire ai turisti una testimonianza. Una missione che ci coinvolge alla pari laici e monaci. E nella complementarità. Esser attenti ai bisogni di chi entra nella Badia. Missione da vivere insieme al vicariato, alla Diocesi. Insieme nel cammino sinodale.
Una proposta: Aprire le porte: serate di adorazione con evangelizzazione di strada (e lumini).
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Frutti dell’incontro della domenica 22 aprile 2018 «L’avete fatto a me!» * Premessa: lo specifico della Badia:
Tre cantieri
Riconoscere Gesù povero nell’Eucaristia, nel fratello, in noi stessi. Lasciarci disturbare e condividere la ricchezza del dono di Dio con tutti.
First-aid spirituale che offre amore + accoglienza + ascolto + amicizia + annunzio… Offrire un clima di famiglia, nella reciprocità. Ri aprire un luogo di accoglienza «Mamre»
NB: Chi entri in Badia non ne esca come se avesse semplicemente visto un museo.
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Frutti dell’incontro della domenica di Pentecoste, 20 maggio 2018, «Non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal maligno!»
La Badia: “scuola della contemplazione di Dio nell’uomo, vissuta da ognuno nei piccoli gesti quotidiani. Mantenere e rinnovare il carisma di fondazione; Silenzio, semplicità, essenzialità e vivere il Vangelo della Visitazione. Separarsi dalla mondanità e esser inseriti nel mondo per servire Dio attraverso la missione. Discernere tra lo spirito di Dio e lo spirito del mondo. Nell’ascolto della Parola che separa e unisce. La preghiera di Gesù ci custodirà dal male, ci salvaguarda, non abbiamo niente da temere.
Siamo frammenti della creazione che insieme ricompongono il volto di Cristo… (a.c. di Leda) 1 Avere in noi come un semaforo: Se è rosso mi fermo e mi pongo in ascolto / Se è giallo valuto la situazione / Se è verde posso sia ascoltare che parlare. Chi guida il semaforo? La Parola di Dio, lo Spirito Santo che io lascio agire con una conversione del cuore.
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Frutti dell’incontro della domenica 17 giugno 2018 (a.c. di Leda)
Gruppo 1: Unità e diversità, riconciliazione ed amicizia tra noi tutti laici e consacrati
Preghiera (rosario) Rilettura del vissuto (per fare verità)
Gruppo 2: Quali proposte per il cammino dei laici l’anno prossimo alla Badia? (Anna Maria Esposito, Rosaria Buzio, Giovanna, Maria Caligiuri, Franco Conte, fr. Giacomo, Vincenzo Santagata, Domenica Altamura)
Monaci e monache Fraternità esistenti (Giovani, adulti, ecc.) Cercare l’uomo Laboratorio Parola e vita Girovaghi e le realtà che sorgeranno
Gruppo 3Gruppo 3: Approfondire, far conoscere e condividere il dono del carisma di Gerusalemme? (sr Ilaria, sr Rafala, Andrea Montini, Maria Vannetti, Francesco Donfrancesco, Riccardo, Iona, Maria Cristina)
Non dimenticare che sono i piccoli semi quotidiani che portano frutto!!
Come? Che cosa? Chi??? Umiltà Forze e limiti Formazione all’ascolto
Gruppo 5Gruppo 5: Accoglienza alla Badia prima e dopo la messa domenicale e legame con San Procolo (sr. Maria Paola, sr. Gabrielle, Antonietta, Elisabetta, Giuseppina, Riccarda, Rosario)
“L’accoglienza e la condivisione aprono mirabilmente l’animo alla contemplazione di Dio”.
Programma: Messa di S. Procolo (ore 10-10.45 accoglienza (the e biscotti) Messa delle ore 11 e accoglienza dopo
Gruppo 6: Gruppo 6 : Offrire dei percorsi nel complesso della Badia a servizio della evangelizzazione. (Andrea e C(Carla Delle Piane, Marta Guicciardi, Carmela Grande, Simona, s. Chiara, s. Barbara, f. Antoine-Emmanuel, f. Carlo, f. Justin)
Non miriamo a tutti i turisti di Firenze. Ma a chi è desideroso di un’esperienza...
Accesso diretto alla chiesa sempre gratuito
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Frutti dell'incontro di Domenica 7 aprile 2019
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Frutti dell'incontro di Domenica 9 giugno 2019
Queste sono le parole espresse alla fine dell'assemblea:
Dio fra noi, stella del mattino, farsi prossimo, fratellanza, sorgente, profondità, cuore, pellegrinaggio, fraternità, presenza, misericordia, preghiera, unità, amore, vivi, umiltà, silenzio interiore, parola di Dio, essenziale, ascolto, abbraccio, pazienza, speranza, carità, mitezza, accoglienza, verità, scintilla, Dio è semplice, la perla preziosa, comunità, amicizia, coraggio, movimento, Croce, Pentecoste, adorazione, Maria
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A maggior Gloria del Signore |